L’Italia trionfa in casa degli inglesi vincendo il secondo Europeo della sua storia, a 53 anni di distanza dal primo conquistato nel 1968.
Dopo cinquantatré anni l’Italia torna sul tetto d’Europa per la seconda volta nella storia e lo fa nel modo più spettacolare possibile: battendo ai calci di rigore i padroni di casa dell’Inghilterra nello stadio considerato il tempio del calcio inglese, il mitico Wembley, davanti a oltre 67mila tifosi per la maggior parte a sostegno della nazionale dei “Tre Leoni“.
Il trionfo azzurro è arrivato in una partita tutt’altro che agevole: dopo appena 120 minuti sembrava inesorabilmente segnata a favore dei sudditi di Sua Maestà la Regina grazie al gol di controbalzo di Shaw (il primo della carriera in nazionale) e che invece è stata in grado di ribaltare grazie al gioco, alla caparbietà, allo spirito di gruppo, alla resilienza, alla capacità di saper soffrire nei momenti di difficoltà e a quella di non volersi arrendere mai.
Il primo colpo decisivo lo abbiamo sferrato al 67esimo grazie alla zampata di Bonucci, eletto man of the match, che da pochi passi ha messo in rete un pallone che Pickford aveva deviato sul palo dopo un colpo di testa di Verratti. Un azione propiziata da un colpo di testa di Cristante, entrato al posto di Barella, su un calcio d’angolo battuto da Insigne. Ma il colpo del ko lo abbiamo inferto durante la lotteria dei rigori, grazie ad uno strepitoso Donnarumma, nominato a fine gara miglior giocatore della manifestazione, capace di parare due rigori su cinque e di ipnotizzare Rushford che nonostante spiazzi il portierone del Psg colpisce il palo.
È la vittoria di un visionario, Roberto Mancini, che a maggio del 2018 ha deciso di prendere in mano una Nazionale ridotta a pezzi, dopo la clamorosa esclusione dai mondiali di Russia 2018 a seguito del playoff perso contro la Svezia, e di trasformarla nella squadra straordinaria che è diventata oggi basando tutto il suo lavoro su un concetto semplice: il bel gioco. L’Italia del Mancio è una squadra che punta sempre alla ricerca della vittoria, ma senza i tatticismi estremi che spesso hanno caratterizzato il nostro modo di fare calcio. Il gioco e il gruppo vengono sempre prima del risultato. E ironia del destino l’ultima partita prima dell’esordio in panchina del tecnico marchigiano è stata proprio un’amichevole tra Inghilterra e Italia, disputata sempre allo stadio Wembley il 27 marzo 2018, e terminata 1-1 grazie ai gol di Vardy e di Insigne su rigore all’87esimo. Pareggio nei tempi regolamentari con una rete a testa e i rigori nel destino, se la si guarda con gli occhi di oggi sembrava già tutto scritto.
In questo torneo è stato straordinario vedere una squadra sempre fedele al proprio modo di giocare, che non si è mai snaturata ed anzi ha costretto gli avversari a trasformazioni innaturali con l’intento non troppo nascosto di trovare una controffensiva valida con la quale opporsi ad una Nazionale che di punti deboli ne aveva ben pochi. Lo si è visto ad esempio contro la Spagna, che per oltre un tempo ha rinunciato ad una vera prima punta come Alvaro Morata, che guarda caso dopo pochi minuti dall’ingresso in campo ha siglato il gol del pareggio, e contro la stessa Inghilterra che dalla classica difesa a 4 è passata a quella a 5 in fase difensiva, con l’obiettivo di frenare le cavalcate dei due terzini Emerson e Di Lorenzo e le giocate offensive di Chiesa e Insigne.
Qualcuno se ne sarà dimenticato troppo in fretta ma Mancini, oltre a riportare a Roma un Europeo dopo oltre mezzo secolo è stato anche quell’allenatore capace di riportare lo scudetto all’Inter dopo 17 anni e al Manchester City dopo 44 anni. Senza dimenticare che dopo i tre scudetti consecutivi sulla panchina nerazzurra ha lasciato in eredità al collega Mourinho un grande patrimonio sportivo sul quale lavorare e che grazie a qualche innesto di qualità (tra tutti Thiago Motta, Etò, Milito e Snejider nel suo secondo anno interista) nel giro di due anni è riuscito addirittura a conquistare il Triplete, oltre alla vittoria in Serie A già dopo la prima stagione.
La differenza tra il tecnico jesino e Southgate sta tutta nel coraggio. Il primo ha avuto fiducia nel suo lavoro e in tutto il gruppo: durante questo torneo il Mancio ha utilizzato 25 dei 26 giocatori convocati (solo il terzo portiere Meret non è mai entrato in campo). Inoltre nella finale ha osato sostituendo punti di riferimento come Immobile, Barella, Chiesa (per infortunio), Insigne, Verratti ed Emerson per Berardi, Cristante, Bernardeschi, Belotti, Locatelli e Florenzi. Ai primi due entrati va un plauso speciale perché durante la finale hanno contribuito in maniera decisiva a cambiare l’inerzia della gara.
Una gara che invece il Ct inglese aveva impostato alla vecchia maniera, quasi a voler imitare i concetti del calcio antico all’italiana all’insegna del catenaccio e del contropiede per sfruttare la velocità di gente come Sterling, Trippier, Shaw e Mount. Poi i cambi sono stati mirati a inserire rigoristi, peccato che su 5 sostituti in tre abbiamo sbagliato il tiro decisivo dagli 11 metri: Rushford, Sancho e Saka. La strategia gli si è ritorta contro ma solo grazie ad una grande Nazionale che meritatamente ha conquistato il suo secondo Europeo.
I tifosi inglesi devono essere orgogliosi della propria squadra perché nonostante la sconfitta ai rigori subita nella finale i Three Lions sono stati capaci di far sognare un Paese intero: hanno meritato senza alcun dubbio di giocarsi il titolo e hanno dato dimostrazione di grande solidità testimoniata dalle due sole reti subite in 7 gare. A Southgate va riconosciuto un ottimo lavoro certificato da una crescita continua: alla guida della nazionale dal 2016 ha conquistato un quarto posto ai mondiali in Russia del 2018, un terzo posto il Nations League nel 2019 e il secondo posto ad Euro 2020. In 61 incontri totali ha realizzato 39 vittorie, 12 pareggi e 10 sconfitte, con all’attivo 122 gol fatti e 40 subiti. Vincere in casa l’europeo sarebbe stato il sogno di tutto il popolo inglese, ma l’Inghilterra ha davanti un futuro roseo e sarà in grado di giocare ad altissimi livelli anche nel prossimo Mondiale in Qatar che si disputerà nel novembre del 2022.
Godiamoci questa vittoria ancora per un po’, con un occhio però ai prossimi obiettivi: nella prossima gara di qualificazione al mondiale del 2 settembre contro la Bulgaria in caso di vittoria o pareggio l’Italia di Mancini potrebbe raggiungere il 34esimo risultato utile consecutivo, record attualmente detenuto dalla Spagna, ed entrare di diritto nell’olimpo delle migliori nazionali di tutti i tempi. Anche se i record non hanno lo stesso peso specifico di un europeo o un mondiale.
Dopo tre gare di qualificazione mondiale il 6 ottobre ci attende la semifinale di Nations League contro la Spagna, fase finale che si disputerà a Torino e Milano. Nell’altra semifinale si affronteranno Francia e Belgio. Per quanto riguarda il girone di qualificazione a Qatar 2022 la Nazionale è a punteggio pieno grazie alle tre vittorie conquistate in altrettanti match rispettivamente contro Irlanda del Nord, Bulgaria e Lituania. La qualificazione è ancora lontana, mancano ancora 5 incontri, ma in caso di altre tre vittorie negli incontri in programma tra il 2 e l’8 settembre prossimo (contro Bulgaria, Svizzera e Lituania) il pass sarebbe virtualmente nelle nostre mani.