La dirigenza dell'azienda metalmeccanica GKN Driveline non ha intenzione di ritirare i licenziamenti e gli operai non intendono abbandonare il presidio e la lotta a fianco di sindacati e istituzioni
Continua la battaglia degli operai di GKN Driveline Firenze S.p.A di Campi Bisenzio. Azienda metalmeccanica dove 422 operai sono stati licenziati con una mail dalla dirigenza del gruppo inglese Melrose Industries che ha rilevato l’azienda comprandone le azioni quattro anni fa.
Ieri giovedì 15 luglio si è svolto il tavolo di confronto presieduto dalla Viceministra dello Sviluppo Alessandra Todde a cui hanno partecipato il Ministero del Lavoro, la Regione Toscana, il Comune di Firenze, il comune di Campi Bisenzio, l’azienda – GKN Driveline, Confindustria Firenze, sindacati e la dirigenza di Melrose Industries che si è collegata da remoto tramite l’amministratore delegato e il responsabile risorse umane.
Il confronto non è andato bene, “Non mi è mai capitato durante un tavolo istituzionale di confrontarmi con un avvocato dell’azienda e non con il management”, ha dichiarato la Viceministra del Mise Alessandra Todde , incredula nel sentirsi dire che quello di ieri non era il tavolo preposto a trattare e che la proprietà avrebbe convocati i sindacati per trattare senza le istituzioni questa mattina venerdì 16 luglio.
Incontro che i sindacati hanno rifiutato senza esitazioni, avvalorando lo sdegno della viceministra per la scarsa considerazione di Melrose nei confronti delle istituzioni.
“Dire – come ha fatto l’avvocato dell’azienda in rappresentanza dei vertici – che quello di oggi non è il tavolo preposto a trattare, ma che avrebbero convocato i sindacati in un altro contesto, è una gravissima mancanza di rispetto. GKN non è una crisi industriale, e l’azienda ne è consapevole, ma è una vertenza in cui si sta parlando di problemi legati a tematiche finanziarie: lo stabilimento è stato trasformato in un prodotto finanziario. Porteremo avanti tutte le iniziative opportune, insieme alle varie Istituzioni, ed il confronto con le parti sociali, perché quello di oggi da parte dell’azienda non è un atteggiamento corretto nel metodo e nel merito” ha aggiunto la Todde. Da ieri la trattativa spasserà dal governo.
In sintesi durante l’incontro la proprietà ha ribadito la sua volontà nel proseguire con i licenziamenti e da parte loro sindacati e operai non hanno l’intenzione di arretrare e avanti tutta con il presidio con sostegno delle istituzioni primo tra tutti il sindaco di Campi Bisenzio e Emiliano Fossi. Una lotta che ha suscitato molta solidarietà nella cittadinanza e colleghi di altre industrie che hanno inviato agli operai generi alimentari e sostegno.
Una battaglia ad oltranza perché la dirigenza non ha licenziato per crisi economica ma per mancanza di redditività. In poche parole, pur lavorando con profitto non ottiene il massimo guadagno e per questo si mandano a casa gli operai. Tesi avvalorata anche dai bilanci presentati alla viceministra che dopo l’incontro in regione si è recata presso lo stabilimento con la prefetta Laura Lega e il sindaco Fossi e lì gli operai hanno dimostrato la buona salute dell’azienda.
Todde si è fermata a parlare con Daniele Calosi segretario regionale Fiom che ha ribadito la necessità del sostegno del governo nazionale.
Calosi spiega: “La modalità che tanto ha scandalizzato e ha attirato l’attenzione dei media, ossia il licenziamento con l’invio di una mail è sinceramente il male minore, è fumo negli occhi per nascondere il vero scandalo, si licenzia per mancata redditività e non per crisi e questo non possiamo permetterlo, perché l’azienda non ha problemi”.
Todde ha dichiarato che il governo ha gli strumenti per uscire dall’impasse anche se non ha detto quali siano in concreto, ma è fondamentale che al tavolo del confronto si presenti una controparte seria.
Il sindaco Fossi invece ha concretamente emesso un’ordinanza che vieta l’avvicinamento dei mezzi pesanti che potrebbero servire alla proprietà per ritirare i macchinari, in alcuni casi ancora imballati, acquistati con finanziamenti pubblici e trasferirli là dove la produzione è più conveniente per creare un altro caso di dislocazione.
E’ corsa voce infatti che si voglia spostare la produzione in Polonia, ma niente di ufficiale o confermato dagli stessi operai. Nel corso del presidio pare anche alcuni operai proseguano con la produzione per dimostrare che ci sono ordini da evadere e che il lavoro non manca.
Siamo dunque agli inizi di una guerra che si prospetta lunga e dolorosa e che inizia con un muro contro muro preoccupante. Non siamo agli europei, il valoro produttivo italiano è stato comprato dagli inglesi e vedremo se riusciranno a vincere la partita dove la coppa è il mero profitto.