Il 15 luglio del 1972, tre palestinesi si trovarono a Roma per organizzare un atto terroristico a Monaco durante le Olimpiadi.
I tre erano: Abu Dawud e Salah Khalaf (dirigenti di Al Fatah) e Abu Muhammad appartenente all’organizzazione di “Settembre Nero”. L’atto avrebbe dovuto richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla causa palestinese. Si decise di formare un commando di 8 persone, che furono addestrate in Libia. Abu Dawud fece la prima ricognizione nel villaggio Olimpico, e vi ritornò qualche giorno dopo con Yusuf Nazzal (componente del commando) che faceva il cuoco nel villaggio medesimo. Gli appartamenti erano tutti uguali e fu facile per loro studiare ed organizzare l’operazione nei minimi dettagli.
La sera precedente l’attacco, i componenti del commando, vennero messi a conoscenza del piano che prevedeva il rapimento degli atleti israeliani. Alle 4 del mattino del 5 settembre, gli otto terroristi scavalcarono la recinzione ed entrarono nella palazzina e, dopo aver sfondato la porta, fecero irruzione nell’appartamento degli atleti. I primi tentativi di resistenza furono vanificati uccidendo subito Moshe Weinberg (allenatore di lotta greco-romana) e Yossef Romano (sollevamento pesi) che venne evirato, ma non si sa se prima o dopo la morte. Furono fatti prigionieri otto atleti, mentre uno (Gad Tsobari) riuscì a scappare dalla finestra. Ormai l’allarme era stato diffuso e la polizia attraverso un comunicato scritto lanciato dal balcone venne a conoscenza delle richieste dei terroristi, che consistevano nella liberazione di 234 detenuti in Israele, e di due famosi terroristi tedeschi: Andreas Baader e Ulrike Meinhof. Il Cancelliere tedesco Willy Brandt contattò il primo ministro israeliano Golda Meyer, che negò recisamente la possibilità di qualsiasi trattativa, anzi si offrì per l’invio di un corpo speciale israeliano, ma il Cancelliere rifiutò l’invito preferendo la trattativa ad un attacco nel villaggio Olimpico.
Nel frattempo i terroristi continuarono a spostare sistematicamente l’orario dell’ultimatum per prolungare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’attentato. Malgrado la notizia dell’attacco fosse diventata di dominio pubblico, il programma olimpico non venne arrestato ed i giochi proseguirono, anche con la disapprovazione e lo sconcerto di qualcuno. I palestinesi, dopo un tentativo miseramente fallito della polizia tedesca di entrare nella palazzina, chiesero un aereo con destinazione Il Cairo. Il governo egiziano negò la possibilità di accogliere il commando e allora il governo tedesco decise un blitz per liberare gli ostaggi. Vennero messi a disposizione dei terroristi due elicotteri per poter raggiunger la base aerea di Furstenfeldbruck, dove vi giunsero alle 22.30. Due terroristi andarono a controllare l’aereo e vedendolo vuoto intuirono la trappola tesa dai tedeschi e velocemente ritornarono verso gli elicotteri. La polizia dopo aver illuminato il piazzale fece fuoco sul commando. Dopo un’ora di fuoco incrociato, i terroristi capirono di non aver scampo e uccisero tutti gli ostaggi senza pietà. Alla fine rimasero colpiti a morte anche cinque terroristi e un poliziotto tedesco. Tre palestinesi vennero arrestati, ma rimessi in libertà, quando in seguito ad un dirottamento di un aereo della Lufthansa furono scambiati con l’equipaggio tedesco dell’aereo. Cecchini scarsamente attrezzati e l’impreparazione del personale in operazione complesse determinarono il fallimento del blitz. Sulle Olimpiadi scese un velo di lutto e di dolore, ma i giochi dopo un giorno di sospensione proseguirono malgrado l’indignazione di molti. Israele volle vendicarsi e il Mossad mise in campo tutte le sue potenzialità. L’ operazione “WRATH OF GOD” (“IRA DI DIO” o “MIVTZAH ELOHIM” in ebraico), voluta da Israele all’ indomani del massacro della squadra olimpica nazionale (perpetrato il 5 settembre 1972 nel corso delle Olimpiadi di Monaco, da terroristi palestinesi appartenenti a Settembre Nero), e’ stata senza ombra di dubbio indicativa delle enormi capacita’ operative del Mossad, l’ intelligence militare israeliana. L’ 8 settembre 1972 (tre giorni dopo la strage), circa settantacinque apparecchi dell’ Israeli Air Force colpirono almeno dieci basi dell’ O.L.P. dislocate in Libano e Siria, causando sessantasei morti e diverse centinaia di feriti tra terroristi e militari. Tre caccia siriani vennero abbattuti sulle alture del Golan a fronte di due sole perdite da parte israeliana. Reparti di terra furono inoltre inviati in Libano, allo scopo di eliminare quei terroristi che gia’ da tempo erano impegnati in azioni di minamento delle strade israeliane. Le Nazioni Unite non persero tempo nel condannare la rappresaglia. Ma quanto in atto sul piano militare, rappresentava esclusivamente cio’ che l’ esecutivo israeliano desiderava mostrare al mondo. In gran segreto, un gruppo di alti ufficiali riunitosi nel Comitato X e guidato dall’ allora Primo Ministro Golda Meir e dal Ministro della Difesa Moshe Dayan, autorizzava l’ operazione “WRATH OF GOD”, avente l’ obiettivo di individuare ed eliminare tutti quegli individui direttamente ed indirettamente collegati alla strage di Monaco. Nessuna cattura, arresto o costoso processo per i terroristi. Una volta trovati, gli obiettivi sarebbero stati terminati e, cosi’ facendo, sarebbe stato inviato un chiaro messaggio a tutti coloro i quali desiderassero colpire nuovamente Israele. A rinfocolare l’ ira israeliana, fu inoltre la mancata approvazione (da parte delle Nazioni Unite) di una risoluzione che condannasse il massacro di Monaco, nonche’ la scarcerazione degli unici tre terroristi sopravvissuti all’ operazione. Il 29 ottobre infatti, un commando palestinese dirotto’ un volo delle linee aeree tedesche Lufthansa, ottenendo la liberazione dei tre soggetti. Innumerevoli sospetti sono stati sollevati riguardo l’ incidente, a causa del fatto che l’ apparecchio fosse in realta’ quasi completamente vuoto. Da piu’ parti e’ stato osservato come il Governo tedesco, potesse aver organizzato il dirottamento onde evitare l’ imbarazzo di dover processare i tre terroristi. Ancora una volta lo stato di Israele era stato abbandonato a se stesso da una comunita’ internazionale la quale, nei decenni a venire, si sarebbe troppo spesso dimostrata indulgente nei confronti dei massacratori islamici guidati dal terrorista Yasser Arafat.
In quegli stessi giorni, il Generale Aharon Yariv (fra i primi a proporre l’ adozione di misure drastiche per fronteggiare l’ emergenza terrorismo) venne nominato Consigliere Antiterrorismo del Primo Ministro Golda Meir, con il ruolo di supervisore per “WRATH OF GOD”. Yariv ricorda cosi’ la decisione di dare il via all’ operazione “Non avevamo alternative. Dovevamo fermarli e questo era l’ unico modo per farlo. Non ne siamo mai stati troppo orgogliosi, ma era una questione di impellente necessita’ e siamo ricorsi all’ antica regola biblica dell’ ‘occhio per occhio’. Gestisco questi problemi non da un punto di vista morale ma, per quanto possa sembrare duro, valutando costi e vantaggi. Se sono davvero testardo mi domando: ‘Quale beneficio politico rechera’ l’ assassinio di questa persona? Ci portera’ piu’ vicini alla pace? Rendera’ possibile l’ intesa con i palestinesi?’ Nella maggior parte dei casi non credo che un omicidio possa risolvere la situazione, ma con Settembre Nero non avemmo alternative e funziono’ perfettamente. E’ stato moralmente accettabile? Se ne puo’ discutere. E’ stato vitale da un punto di vista politico? Senza ombra di dubbio.” Ad effettuare le eliminazioni sarebbe stata l’ unita’ del Mossad denominata Kidon (“baionetta” in ebraico), guidata da Mike Harari (agente con numerosi anni di servizio alle spalle) e responsabile delle uccisioni di diverse personalita’, tra cui quella del Dottor Gerald Bull (inventore del “super cannone” iracheno) e di Nasser Issa, detto “L’ ingegnere”, esperto di esplosivi per Hamas. Di stanza presso il dipartimento Metsada (oggi noto come Komemiute), Kidon era composta da circa trentasei militari, divisi in tre team da dodici elementi ciascuno. Il turn over avrebbe visto due squadre in addestramento, mentre una terza sarebbe stata sempre pronta ad entrare in azione.
Al completamento di ciascuna operazione, i militi sarebbero stati pagati tramite appositi conti bancari in Svizzera. Cio’ che distingueva i team Kidon da tutte le altre unita’ israeliane, era il fatto che nessuna delle tre squadre fosse al corrente dell’ esistenza delle altre. I team sarebbero inoltre stati supportati (dal punto di vista finanziario ed operativo) esclusivamernte dal Mossad, il quale ne garantiva l’ esistenza al di fuori di qualsiasi struttura governativa israeliana, nonche’ la completa autonomia. Di volta in volta, il Comandante Mike Harari, avrebbe fornito alla squadra incaricata dell’ operazione, la lista degli obiettivi e tutte le informazioni necessarie per individuare ed eliminare i bersagli, lasciando completa autonomia ai propri uomini e rimuovendo la struttura gerarchica. Ma la genialita’ di Harari, risiedeva in quella che sarebbe ben presto divenuta la filosofia operativa del Kidon. Il Comandante non desiderava infatti che i terroristi venissero semplicemente eliminati, ma voleva che costoro sperimentassero lo stesso terrore e la stessa sofferenza inflitti agli atleti israeliani ed ai loro familiari. Instillare il terrore nei terroristi sarebbe ben presto divenuta una regola per il Kidon. Ovunque essi si nascondessero, di qualsiasi tipo di copertura costoro godessero, non vi sarebbe stato alcun modo per sfuggire alla caccia che di li’ a poco si sarebbe scatenata. L’ unica regola cui gli operatori del Kidon sarebbero stati vincolati, era quella dell’ identificazione certa del bersaglio, in mancanza della quale l’ eliminazione non sarebbe avvenuta. “Comitato X” è il nome in codice della squadra di agenti segreti incaricata di cercare ed eliminare tutti i responsabili della strage di Monaco. Mandanti, organizzatori ed esecutori materiali, furono scovati ed uccisi. Abu Dawud, che fu l’unico a salvarsi dalla vendetta del Mossad, è morto a Damasco il 3 luglio 2010 ed è stato commemorato come eroe palestinese da Abu Mazen con una cerimonia di Stato.Dawud, in una dichiarazione ha ammesso che fu proprio Abu Mazen a finanziare l’azione terroristica di Monaco.
Nell’attentato, da documenti dell’antiterrorismo tedesco, risulta che i palestinesi si avvalsero dell’aiuto dei neonazisti tedeschi. Anni dopo il Cio, finalmente, riconobbe gli atleti israeliani vittime del terrorismo e nel villaggio Olimpico di Monaco un monumento venne intitolato agli atleti che persero la vita in quell’attentato terroristico.