Invecchiamo, facciamo meno figli ed emigriamo di più. Simili dati sono stati registrati solo nel 1918, a causa dell’epidemia dell’influenza Spagnola. Sono queste le conclusioni dello studio sulla popolazione residente e delle famiglie, 2020 realizzato ogni anno dall’Istituto Nazionale di Statistica Italiano. La popolazione diminuisce di più al Sud che a Nord, un chiaro segnale di allarme per quanto riguardano le politiche demografiche. Riescono a mantenere dati positivi, anche se di poco: Emilia-Romagna (aumento del 0,1%), Lombardia (0,2%), Trento ( 0,3%) e Bolzano (0,4%).
La bassa natalità in Italia non è un problema recente, ma la pandemia di COVID-19 ha accentuato il divario tra il tasso di natalità e quello di mortalità. Nel periodo 2015-2019 erano decedute circa 650mila persone l’anno, il virus ha causato un aumento del 15,6%, arrivando a 750mila decessi. Le nascite sono state 404.104, quasi 16 mila in meno rispetto al 2019 (-3,8%).
La distribuzione della natalità sulla mappa nazionale mostra un ribasso generalizzato in tutta Italia, ma più accentuato al Nord-Ovest (-4,6%) e al Sud (-4,0%). I tassi di natalità pongono la provincia autonoma di Bolzano al primo posto con 9,6 nati per mille abitanti e la Sardegna all’ultimo con il 5,1 per mille. Il successo della Provincia autonoma di Bolzano lo mostrano i dati Eurostat, l’Istituto Europeo di Statistica che rilevano un altissimo tasso di occupazione per i giovani con una formazione professionale, arrivando al 88%. Una buona situazione economica è tra le prime cause che favoriscono la natalità.
A sostegno della natalità, il governo vuole intervenire con il Family Act. Questo disegno di legge ha l’obiettivo di sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie e contrastare la denatalità. L’assegno unico e universale, che partirà a marzo 2022, permetterà alle famiglie di ricevere un assegno mensile per ogni figlio dal valore compreso tra 50 e 175 euro in base al livello dell’Isee.
Il secondo contributo del Family Act è rappresentato dalla riforma dei congedi di paternità. I neo papà potranno così dedicare fino a 10 giorni, entro cinque mesi dalla nascita del figlio, esclusivamente alla famiglia. Il carattere delle norma è stato inoltre reso obbligatorio.