Seppur con un’incidenza minore rispetto alle persone, anche il cane può avere un ictus. Si tratta di una condizione causata solitamente dall’improvvisa interruzione del flusso di sangue al cervello (ictus ischemico) oppure da una rottura dei vasi sanguigni che porta a sanguinamento nel cervello (ictus emorragico). L’ictus comporta la morte delle cellule cerebrali del cane, influenzandone il suo stato di salute ed il suo comportamento.
Tutti i cani potrebbero soffrire di ictus, ma quelli più propensi ad averne uno, secondo il parere degli esperti, sembrano essere i cani anziani, quelli in sovrappeso e quelli con preesistenti problemi di salute, come malattie cardiache, pressione alta, etc. Ma non solo, sono predisposti anche i cani con pregressi problemi di coagulazione, malattie renali, cancro e diabete.
Se il problema viene classificato come ictus, i sintomi persisteranno per più di 24 ore; se invece si risolvono prima di questo lasso di tempo, allora si parla di un attacco ischemico transitorio (TIA). È quindi molto importante saper riconoscere i segnali di ictus nel cane e di conseguenza poter fornirgli tutte le cure adeguate con un tempestivo intervento da parte del medico veterinario.
Innanzitutto è molto importante essere al corrente che l’ictus nel cane è un evento improvviso; quindi questo può passare velocemente da una condizione di benessere ad una di malessere. Tuttavia, i sintomi possono essere diversi e saper riconoscere i segnali dell’ictus è importante, anche perché potrebbe in realtà trattarsi di condizioni che possono essere associate a patologie differenti da questo, seppur ugualmente importanti da diagnosticare.
I segnali principali che possono indicare un ictus nel cane sono: estrema debolezza, il cane sembra stanco e senza voglia di muoversi, potrebbe in realtà nascondere difficoltà o incapacità di orientamento e di movimento; mancanza di equilibrio, sembra pendere da un lato, camminare in cerchio o è traballante e non riesce a stare in piedi sulle zampe; testa inclinata da un lato; visione compromessa, potrebbe verificarsi un problema alla vista, dalla visione sfocata alla cecità, o anche un movimento rapido e incontrollato degli occhi (nistagmo); paralisi, che può essere degli arti o facciale (soprattutto relative a occhio o mascella); incontinenza urinaria e mancanza di controllo intestinale; stato di coscienza alterato, con fasi di convulsioni o crisi epilettiche e perdita dei sensi.
Se il cane presenta uno o più sintomi sopra citati, la prima cosa da fare è mantenere la calma – seppur estremamente difficile per molti, ma il nostro amico Fido ha bisogno di aiuto e quindi è necessario mantenere un atteggiamento concentrato e positivo per poterlo aiutare – e rivolgersi immediatamente al veterinario. Egli potrà suggerire di controllare la parte interna della bocca e degli occhi che, in assenza di ossigenazione, potranno risultare rossi.
Opportuno sarebbe inoltre portarlo in ambulatorio, in modo tale da permettere al veterinario di effettuare tutti gli accertamenti necessari per una corretta diagnosi e potrà così intervenire nel modo più opportuno. In tal caso si potranno utilizzare anche strumenti più idonei per diagnosticare se il cane abbia avuto o meno un ictus, come ad esempio la Tac o la Risonanza magnetica. Ogni intervento messo in atto dall’esperto servirà per ridurre al minimo la problematica, sia attraverso una terapia farmacologica che tramite un intervento chirurgico.
La cosa migliore sarebbe cercare, per quanto possibile, di evitare l’insorgere questa patologia al nostro amico a quattro zampe, magari aiutandolo a mantenere uno stile di vita sano e prevenendo e controllando le malattie di cui, eventualmente, già soffre, in modo tale da evitargli quindi di causare ulteriori danni al cervello in futuro.
Essenziale è inoltre poter capire la causa scatenante dell’ictus, per poterla eliminare o curare evitando che si verifichino altri episodi simili nel tempo.
Ad ogni modo, qualora si presentassero diversi sintomi e/o il nostro amico Fido apparisse “diverso” dal solito, è assolutamente necessario rivolgersi al proprio veterinario per avere una corretta diagnosi e per avere il tempo di intervenire.
Valeria Glaray