Il suo ultimo film, “Dolor y Gloria”, uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso maggio, ha raccontato la sua vita. Pedro Almodóvar Caballero, nato a Calzada de Calatrava il 25 settembre 1949, è per i cinefili il regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, scrittore, e musicista spagnolo Almodóvar. Premio Oscar nel 2000 per il miglior film straniero con “Tutto su mia madre”, dalla fine degli Anni Ottanta rappresenta il regista più popolare del cinema spagnolo, e di fama mondiale. Almodóvar ha frequentato le scuole dirette dai frati Francescani e Salesiani, ma a 16 anni si è trasferito a Madrid per studiare alla Scuola Nazionale di Cinema. Diventato parte del gruppo teatrale “Los Goliardos”, ha lavorato, contemporaneamente, per la società Telefónica 12 anni. Continuando a interessarsi di cinema, ha poi pubblicato fumetti e racconti in riviste underground, iniziando anche a girare lungometraggi negli Anni Ottanta.
“Donne sull’orlo di una crisi di nervi” sarà il film che lo consacrerà a livello internazionale, coronato da una nomination agli Oscar, oltre che da una lista interminabile di premi e riconoscimenti in tutto il mondo. I successi continueranno con “Carne trémula”, “Parla con lei”, “La Mala Educación”, “Volver”, “Julieta”, e molti altri, fino al recente Leone d’oro alla carriera, ricevuto all’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Pedro Almodóvar è stato sempre il regista delle realtà marginali della società, ma anche delle grandi passioni, dei sentimenti forti, dai tratti scandalosi, con uno stile spesso provocatorio. Temi usuali del suo repertorio sono i rapporti tra donne, l’ambiguità sessuale, l’amore, l’omosessualità, e la critica alla religione. Inoltre, lavora quasi sempre con gli stessi attori, tra cui Antonio Banderas, Penélope Cruz, e Javier Bardem per citarne alcuni.
«Ho voluto raccontare il cambiamento, la vita, la libertà anche sessuale, e le interminabili notti madrilene rappresentate da tanti orientamenti sessuali diversi», ha dichiarato Almodóvar a Venezia, aggiungendo che la scelta sui colori dei film «È stata una reazione all’essere cresciuto in una regione molto austera: nella Mancha, dove sono nato, tutte le donne erano vestite di nero perché c’era sempre un lutto da celebrare. Non ho mai visto il colore rosso in tutta la mia infanzia. Ma ho anche voluto celebrare i film in technicolor di quando ero giovane, con quei colori sgargianti che mi mancano nel cinema di oggi».
Simona Cocola