“Siamo uomini o caporali” è il titolo di una delle più celebri pellicole interpretate da Antonio De Curtis, meglio conosciuto con il nome d’arte di Totò. Qualcosa in comune con colui che ancora oggi è considerato dagli italiani il ‘principe della risata‘ Beppe Grillo ce l’ha, se non altro la carriera da comico, cabarettista e attore. Per il resto qualsiasi paragone artistico tra i due sarebbe da considerarsi fuori luogo.
Non ce ne voglia il padre putativo del MoVimento 5 stelle, che tra gli anni Ottanta e Novanta ha scritto pagine importanti di teatro e televisione italiana. L’incipit di questo articolo lo si deve al titolo video pubblicato oggi sul suo blog “Giornalisti o giudici” con cui attacca a muso duro la stampa accusata di aver preso di mira il figlio Ciro.
“Mio figlio è su tutti i giornali come uno stupratore seriale insieme ad altri tre ragazzi. Voglio chiedervi, voglio una spiegazione sul perché un gruppo di stupratori seriali, compreso mio figlio, non sono stati arrestati. Perché non li avete arrestati?” afferma un Grillo che definire furioso sarebbe eufemistico. “La legge dice che gli stupratori vengono presi e messi in galera, interrogati in galera o ai domiciliari. Sono lasciati liberi per due anni. Perché non li avete arrestati subito?“. Per cui il pensiero del garante pentastellato è che qualsiasi cittadino dovrebbe essere incarcerato in via cautelare senza un equo processo?
Non contento il Grillo nazionale rincara la dose e dichiara con forza e determinazione che se si fosse trattato di un ‘vero’ stupro avrebbe accompagnato lui i ragazzi tra le patrie galere. Il tutto condito da una sfilza di calci nel culo, per la gioia di educatori e degli amanti del politicamente corretto. Viene da chiedersi se anche nel caso dei calci nel sedere uno valga uno oppure le pedate vengano moltiplicate sulla base della gravità del reato.
“Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato alcuno stupro – sottolinea Grillo – Una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia, vi è sembrato strano. Bene, è strano“. Anche in questo caso viene da domandarsi se il deus ex machina pentastellato conosca la legge e nello specifico l’articolo 609 bis del codice penale italiano che disciplina il reato di violenza sessuale: “Per presentare tale querela, la vittima ha sei mesi dalla data del reato. Oltre la scadenza dei sei mesi, il reato non è perseguibile“. Kitesurf o giri in monopattino compresi.
“E poi non c’è un avvocato o il padre a parlare e difendere il proprio cliente o figlio, c’è tutto il video (sull’accaduto), passaggio per passaggio, e si vede che c’è la consensualità – continua Grillo – un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, che sono in mutande e saltellano col pisello così perché sono quattro co***oni, non quattro stupratori“. Parole sacrosante, penserà qualcuno, ma è innegabile non notare come questo intervento abbia tutte le caratteristiche per essere considerato una vera e propria arringa di difesa nei confronti del figlio e dei suoi amici. Un palese conflitto di interesse tra il ruolo di padre e quello di garante delle libertà, oltre che di M5s, a cui da sempre di erge il Grillo (Beppe) parlante.
Il fondatore pentastellato conclude il proprio intervento affermando che sarebbe disposto ad andare in galera al posto del figlio, forse come la maggior parte dei padre farebbe per proteggere il proprio figlio, perché sono due anni di tormenti e Ciro in fin dei conti non ha commesso alcun reato se non quella di fare l’elicottero in compagnia di alcuni coetanei.
Nel luglio del 2019 quattro amici – Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria- sono accusati di aver violentato due ragazze all’interno di una villa a Cala di Volpe, in Sardegna, di proprietà di Beppe Grillo. Secondo la procura, che ipotizza il reato di violenza di gruppo i quattro indagati avrebbero costretto o indotto una delle due ragazze a subire e compiere atti sessuali, abusando in maniera palese delle condizioni di inferiorità fisica e psichica dovuta all’alcol di quest’ultima.
La procura lo scorso novembre ha acquisito alcuni video, estrapolati dai telefoni cellulari sequestrati ai quattro, nei quali si vedrebbe Ciro compiere un atto sessuale con una delle due ragazze, il cui stato psicofisico sembrerebbe fortemente alterato dall’abuso di alcol. Immagini che smentirebbero la tesi della difesa, secondo cui il sesso sarebbe stato consenziente.