• 18 Novembre 2024
  • CULTURA

Gli antichi portici bolognesi candidati a diventare patrimonio Unesco

BOLOGNA. Nel centro storico di Bologna si contano circa 40 chilometri di portici, che diventano oltre 50 se si aggiungono quelli fuori porta. La città dei portici, tutta arcate e profumo di storia, presenterà giovedì 14 marzo la candidatura degli stessi a patrimonio dell’umanità Unesco. Il dossier è quasi ultimato per essere proposto al Ministero per i Beni Culturali a settembre 2019, e inviato al Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti di Parigi per la fase delle osservazioni. La consegna definitiva del dossier è prevista per febbraio 2020, seguita nello stesso anno dalla visita degli ispettori, in attesa del responso nel 2021.

Nel processo di candidatura sono stati coinvolti anche biblioteche e musei della città, fonti preziose di conoscenza e documentazione storica. Il legame tra Bologna e i suoi portici è così antico che la prima testimonianza di risale al 1041. La gente abbandonava le campagne, riversandosi in città insieme con gli studenti che frequentavano l’Università di Bologna, indicata come la prima del mondo occidentale. L’emergenza abitativa portò quindi a ideare nuovi spazi, aumentando la cubatura delle case, ampliando i piani superiori con la creazione di sporti in legno sorretti dal prolungamento delle travi portanti del solaio, fino a quando gli sporti aumentarono in grandezza, per cui fu necessario costruire colonne di sostegno dal basso. Nacquero in questo modo i portici, con conseguente aumento delle attività commerciali, e protezione per l’attraversamento della città in qualsiasi condizione atmosferica.

Nel 1288 il Comune di Bologna stabilì che tutte le case nuove dovevano essere costruite con il portico in muratura, da aggiungere a quelle già esistenti. In principio costruiti in legno, e poi in laterizio o pietra, i portici bolognesi sono di origine medievale e rinascimentale, e tra questi spiccano quelli di casa Isolani, casa Grassi, casa Rampionesi, quello laterale della basilica di San Giacomo Maggiore, e il portico del Pavaglione, per citarne alcuni.


   

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Simona Cocola

Giornalista pubblicista torinese, ha iniziato a collaborare per la carta stampata nei primi anni dell'università, continuando a scrivere, fino a oggi, per diverse testate locali. Ha inoltre lavorato in una redazione televisiva, in uffici stampa, ha ideato una rubrica radiofonica, ed è autrice di due romanzi.

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