ROMA. Oggi, domenica 24 marzo 2019, il FAI – Fondo Ambiente Italiano invita tutti a partecipare alle Giornate Fai di Primavera, manifestazione giunta alla ventisettesima edizione che negli anni è diventata una grande cerimonia collettiva. Le Giornate vedono protagonisti 1100 luoghi aperti in 430 località d’Italia: luoghi spesso inaccessibili ed eccezionalmente visitabili in questo weekend, durante il quale è possibile sostenere la Fondazione con un contributo facoltativo o con l’iscrizione. All’accesso di ogni bene è richiesto un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno dell’attività del FAI. Per chi è già iscritto e per chi si iscrive per la prima volta durante l’evento sono dedicate visite esclusive, accessi prioritari ed eventi speciali.
Come spiega il vicepresidente Fai Marco Magnifico, “il fil rouge immaginato per questa ventisettesima edizione è la bellezza come ponte tra le diverse culture. Luoghi magici, sontuosi, di solito inaccessibili o da visitare con guide specialissime in grado di regalare tutta un’altra prospettiva capace di aprire finestre su mondi lontani”. Si va dal castello mediceo di Melegnano che apra sale mai viste, ai Silos del porto di Catania, archeologia industriale riportata alla vita dalla Street Art.
Sarà così che a Torino (dove tra l’altro si potrà tornare indietro nel tempo con “la passeggiata del re”, inedito tour dei palazzi della monarchia sabauda fatto senza mai uscire in strada) a guidare i visitatori tra le strepitose lacche del Gabinetto Cinese di Palazzo Reale sarà un cinese, mentre a Villa Panza di Varese, tra gli infiniti tesori di arte contemporanea, la storia delle maschere tribali sarà spiegata da un sudanese e da un guineano. A Roma un’indiana e un africano faranno da ciceroni tra gli affreschi di Palazzo Firenze e a Ravenna per la visita alla chiesa ortodossa del Santo Spirito si potrà contare sulla guida di due signore, una ucraina l’altra romena.
SANT’ANTONIO ABATE A MILANO – La facciata di questa chiesa in centro città è spoglia. Appena si supera la porta, però, esplode lo splendore della decorazione barocca. Siamo nell’epoca della Controriforma: l’arte deve stupire, e proprio questo succede davanti alla ricchezza e varietà dei temi iconografici nelle opere dei Carloni, dei Procaccini, del Molosso, del Campi che rendono questa chiesa un museo del barocco milanese. Una curiosità: sull’organo, il 17 gennaio 1773 il giovane Mozart suonò per la prima volta il suo mottetto “Exultate, jubilate”.
PALAZZO CAMALDOLI A BOLOGNA – E’ la villa di campagna dove gli Aldovrandi trascorrevano i mesi estivi. Nel 1760 la ereditò il Conte Gianfrancesco che ne affidò la ristrutturazione all’architetto Francesco Tadolini al quale si deve la facciata con il solenne pronao esastilo che sottolinea l’importanza dell’entrata principale. Nell’ala sinistra il conte volle un Teatro, inaugurato il 24 settembre 1763, che oggi è considerato il più pregevole e ben conservato esempio di teatro privato in villa settecentesca in regione. La villa, oggi di proprietà della Regione Emilia-Romagna, è usata come Poliambulatorio.
PALAZZO DELLA ROVERE A ROMA – Costruito per volere del Cardinale Domenico della Rovere alla fine del ‘400, il palazzo – che si apre al pubblico per la prima volta – custodisce al suo interno un sorprendente ciclo pittorico del Pinturicchio e tra le altre meraviglie rivela un commovente soffitto dove sembrano prendere vita fiabesche figure, imponenti creature mitologiche e fantastiche tratte dai bestiari e dai libri monstruorum medievali. Divenuto sotto Alessandro VII Chigi residenza dei padri Gesuiti Penitenzieri, per delegazione del Vaticano il Palazzo è oggi sede dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
I SILOS DEL PORTO DI CATANIA – Nati subito dopo il secondo dopoguerra, possiedono una capacità di stoccaggio di diverse tonnellate ed erano attrezzati per lo sbarco, l’imbarco e la conservazione di granaglie. Il 21 giugno del 2015 per il progetto “Street Art Silos”, otto artisti internazionali sono stati chiamati a reinterpretare sulle loro pareti i miti della tradizione.
PALAZZO DOSI NEGRI A PONTREMOLI – Costruito alla metà del ‘600 per la famiglia Negri, subito fuori dall’abitato di Pontremoli, nella Lunigiana, Palazzo Dosi Negri è una dimora sontuosa che già nel ‘700 viene citata come “prima fra le case dei Signori Pontremolesi…”. Dietro la facciata dalle linee severe, c’è una casa principesca con un giardino vero luogo di delizie e un indimenticabile belvedere.
IL CASTELLO DI MELEGNANO (MI) – Magnifico l’ha presentata come la ‘chicca’ delle aperture milanesi di quest’anno. E’ il castello cinquecentesco “che nessuno conosce, come la storia del suo signore, il ‘furfante’ Medeghino dei Medici”. Per le Giornate di Primavera si apre in via straordinaria l’ala est non restaurata, misteriosa e ricca anche di affreschi mai visti.