ROMA. Sos tartaruga: non solo reti e ami, eliche e spiagge invase dal cemento: la plastica è un altro nemico che soffoca le tartarughe marine e per salvare gli animali in difficoltà recuperati dal mare e destinati ai Centri di recupero ogni minuto è prezioso. Uno studio* eseguito su oltre 560 tartarughe marine Caretta caretta che vivono nel Mediterraneo centrale ha mostrato la presenza di frammenti e resti di plastica nell’80% degli animali. Alcuni esemplari avevano ingerito fino a 170 frammenti.
La presenza di plastica sulle spiagge può compromettere anche le nidificazioni: la sabbia in cui mamma tartaruga depone le sue uova, in presenza di frammenti di plastica non mantiene la stessa umidità e modifica la temperatura, con ripercussioni sullo sviluppo e la schiusa. L’ultimo rapporto ha evidenziato come il Mare Nostrum sia un bacino, semichiuso e piccolo, con le più elevate concentrazioni 7%, di microplastica presente negli oceani del pianeta. Dall’inizio di giugno più di cento fra operatori e volontari del Wwf sono sulle spiagge di Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e Toscana per individuare e mettere in sicurezza i nidi delle tartarughe marine. Lo annuncia l’associazione animalista in occasione della “Giornata Mondiale delle tartarughe marine” che si celebra oggi, 16 giugno.
Quest’anno, oltre il progetto Life Euroturtles, che per il terzo anno si svolge in collaborazione con altri cinque paesi del Mediterraneo, è stato avviato TartAmar Calabria, annuncia il Wwf. Si tratta, precisa l’associazione del panda, di un nuovo progetto (finanziato dalla Regione Calabria con fondi del Piano Operativo Regionale 2014-2020), che prevede il monitoraggio delle coste dell’alto Tirreno e Ionio cosentino, non solo attraverso il pattugliamento mattutino delle spiagge, ma anche mediante l’uso di droni, bici elettriche e, in via sperimentale, anche con una vela a motore. Stanno inoltre per partire anche i campi di volontariato Wwf, che prevedono attività di salvaguardia delle tartarughe marine nei centri di Policoro, Torre Guaceto, Torre Salsa, Crotone.
Il Wwf non solo è impegnato nella tutela dei lidi, ma anche in tantissime attività di recupero e cura delle tartarughe marine, che vengono realizzate nei centri di recupero di Molfetta, Torre Guaceto, Policoro, Capo Rizzuto e di Massa, da numerosi attivisti. Le tartarughe marine appartengono alla famiglia delle Chelonioidea e comprendono in totale sette specie di tartarughe adattatesi nei millenni alla vita marina. Nel corso dell’evoluzione della specie hanno subìto pochissimi mutamenti e gli esemplari moderni sono molto simili ai loro antenati preistorici. Di questa superfamiglia di tartarughe fanno parte le tartarughe Caretta caretta, le tartarughe verdi, ovvero, le Chelonia mydas, le tartarughe liuto, le tartarughe embricata, tartarughe bastarde o Lepidochelys kempii, le tartarughe olivacee e le tartarughe piatte, note anche come Natator depressus. Nel corso dell’evoluzione questi rettili hanno sviluppato caratteristiche fisiche e morfologiche tali da renderle adatta alla vita sott’acqua, tra queste ad esempio la forma allungata del corpo che è ricoperto da un robustissimo guscio protettivo. Le zampe hanno assunto la forma di vere e proprie pinne, sono scomparse le dita e le unghie e si sono disposte lateralmente proprio per facilitare l’attività di nuoto, rendendo, però, difficoltosi gli spostamenti sulla terra ferma. Le pinne anteriori danno la spinta propulsiva, mentre, quelle posteriori, più piccole e a forma di spatola vengono utilizzate come una sorta di timone e dalle femmine per scavare le buche nella sabbia dove poi deporre le uova. Le tartarughe marine hanno sviluppato una ghiandola, detta ghiandola del sale, che consente di filtrare l’acqua marina dal sale in eccesso in essa contenuto e di espellerlo attraverso le ghiandole lacrimali, dando l’impressione che piangano.
Gli occhi sono grandi e si sono adattati alla vista sott’acqua. Queste tartarughe sono molto grandi, alcune, come gli esemplari della tartaruga liuto, possono raggiungere anche i due metri di lunghezza ed un peso di oltre 500 chili. La loro alimentazione è molto varia. Gli adulti sono quasi esclusivamente carnivori e mangiano tutto ciò che trovano sui fondali o che galleggia in superficie come i granchi alle meduse. Le tartarughe verdi sono, invece, erbivore e si nutrono di alghe, piante marine e radici di mangrovie.