Si dice che le certezze nella vita siano due: la morte e le tasse. Ma qualcuno con un pizzico di pragmatismo e ironia pensa che in Italia ce ne sia una in più, di cui è difficile andare fieri: nel Belpaese i treni sono ‘quasi’ sempre in ritardo. Quante volte abbiamo sentito dire affermare da viaggiatori esperti che in paesi non troppo lontani dai nostri confini, come ad esempio Svizzera e Austria, situazioni di questo genere accadono mai.
Se in Italia la puntualità delle ferrovie è diventata un’utopia quasi irrealizzabile dall’altra parte del mondo il ritardo non è contemplato, così come la sicurezza dei passeggeri non può essere messa a repentaglio per nessun motivo. A rafforzare maggiormente questa affermazione è giunta in queste ore una notizia dal Sol Levante: in Giappone il macchinista di un treno ad alta velocità è finito sotto inchiesta per aver fatto arrivare il mezzo in stazione con un minuto di ritardo. Stiamo parlando di sessanta secondi, un lasso di tempo talmente esiguo che se fosse accaduto nel Belpaese i passeggeri avrebbero accolto l’evento con ole e cori da stadio.
Il tutto è avvenuto la scorsa domenica nella tratta tra Atami e Mishima, nella prefettura di Shizuoka, a sud dell’arcipelago nipponico. Il guidatore 36enne si è assentato per tre minuti dalla cabina del convoglio per espletare un bisogno fisiologico e ha affidato la conduzione del treno ‘proiettile’, che sfrecciava a 150 km orari con 160 passeggeri a bordo, ad un collega privo della licenza idonea.
A segnalare l’accaduto un operatore della JR Central, compagnia compagnia ferroviaria giapponese del gruppo Japan Railways, che ha segnalato quanto avvenuto al ministero dei Trasporti, classificandola come una violazione dell’ordinanza governativa. La violazione è venuta alla luce dopo che l’operatore ha riscontrato il ritardo di un minuto sulla tabella di marcia, e visionando un’immagine successiva della cabina è stata riscontrata l’assenza del conducente. Con ogni probabilità il conduttore e l’assistente saranno sanzionati.
La linea su cui viaggiava il vettore, la Tokaido Shinkansen, è la più trafficata in Giappone, ed è stata costruita appositamente per i treni proiettile, con velocità che raggiungono fino ai 285 km orari. In base al regolamento, il conducente che ha problemi di salute durante la guida ha il compito di segnalarlo alla centrale operativa, e l’obbligo di fermarsi alla stazione successiva se non c’è nessun altro a bordo a cui passare il comando.
Inizialmente il guidatore si è giustificando sostenendo di aver avuto atroci dolori addominali e di non ricordare l’accaduto. Alla fine è crollato ed ha confessato che ha agito in questo modo perché non “voleva causare ritardi ai passeggeri, fermandosi per una sosta alla successiva stazione“.
Inaugurati nel 1964, poco prima delle Olimpiadi di Tokyo, i treni Shinkansen in Giappone raggiungono velocità di punta di 320 chilometri orari e sono unanimemente considerati tra i mezzi di trasporto più sicuri al mondo, con un tasso di puntualità medio che si aggira annualmente sui 30-40 secondi, un lasso di tempo che tiene in considerazione anche degli eventi naturali non prevedibili.
Chissà se è lecito pensare che anche l’Italia possa attrezzarsi con treni all’altezza di quelli giapponesi, che arrivino puntuali da Nord a Sud. Molto probabilmente il problema più grande riguarda la rete ferroviaria, sulla quale ci sarebbero da fare enormi investimenti, soprattutto nel Mezzogiorno dove la situazione è in molti casi preoccupante. Non sarebbe nemmeno una cattiva idea premiare i numerosi operatori del settore che ogni giorno con passione e professionalità prestano servizio sui convogli, privati e pubblici. Mentre sarebbe arrivato il momento di cominciare a responsabilizzare e sanzionare i responsabili dei ritardi, dirigenti compresi.
Purtroppo anche su questo tema l’Italia è sempre in ritardo.