PISTOIA. Come vi comportereste se sapeste di essere malati terminali e la vostra vita potrebbe finire da un giorno all’altro? E cosa fareste se lo fosse una persona molto vicina a voi? Sono domande che almeno una volta nella vita ognuno di noi si è posto, che abbia vissuto o meno quest’esperienza in prima persona. E soprattutto a fronte di una notizia del genere in che modo affrontereste la situazione, o meglio quale sarebbe il vostro modo di reagire alla vita?
Giancarlo D’Emilio, si è trovato nella situazione di dover rispondere in prima persona a questa domanda e quando ha saputo che gli sarebbero rimasti pochi mesi di vita, ha fatto ciò che più di amava fare e lo faceva sentire realmente vivo: scattare fotografie per testimoniare. Ha scelto di vivere al massimo la vita e di donare al prossimo la sua esperienza, perché possa essere d’esempio a chi non ha la forza per reagire quando tutto sembra finito.
“Nell’ultima parte della sua vita c’era davvero serenità – ha detto la moglie Barbara – Era sereno perché ormai era consapevole del suo destino, aveva accettato la morte e aveva deciso di non farne un tabù. Per questo aveva aperto a tutti la sua casa, venivano a trovarlo da ogni parte d’Italia. Attorno al suo letto si organizzavano cene e pranzi. Era curioso di questo trapasso, certamente triste ma sereno perché aveva vissuto a pieno la sua vita”.
Giancarlo, fotografo professionista livornese con una lunga carriera alle spalle, ha deciso di testimoniare gli ultimi mesi della sua esistenza grazie alla collaborazione del collega Solimano Pezzella, che lo ha immortalato con l’aiuto della fedele compagna di una vita, la macchina fotografica, in significativi momenti di quotidianità che hanno contraddistinto le ultime fasi della sua esistenza: una foto lo ritrae mentre gli fanno la barba sul letto, un’altra ritrae i suoi piedi diventati gracili mentre si pesa sulla bilancia, un’altra mentre stringe una flebo in segno di sfida.
Ma le più suggestive sono quelle che lo ritraggono sorridente e consapevole del destino che l’attende: quella del matrimonio con Barbara, lo scambio degli anelli nel letto della propria casa; e poi la gita al mare in carrozzina, con le coperte e i medicinali, i suoi occhi chiusi mentre prende il sole sul litorale di Livorno; e quella del Capodanno coi fuochi d’artificio, felice per aver resistito ancora un altro giorno, felice di essere ancora vivo.
E poi i pranzi e le cene con gli amici intorno al suo letto, la sua casa aperta a tutti. E ancora, poche ore prima di morire, la lezione di fotografia via skype dal letto dell’hospice agli studenti dell’Istituto superiore Capitini di Agliana, in cui Giancarlo ha riflettuto sul valore del tempo.
“L’intento di Giancarlo è stato quello di divulgare il suo ultimo periodo di vita, testimoniare lo stato dei malati e farlo conoscere ad altre famiglie che così avrebbero affrontato con maggior coraggio questa esperienza” ha scritto il fotografo Pezzella nel testo che accompagna le fotografie, che poi ha aggiunto: “In quella gita al mare Giancarlo era felicissimo. Appagato”.
Il libro “Il tempo del sollievo” , edizioni Atelier, è il risultato del racconto di quei momenti presentati sotto forma di testo e sopratutto di immagini. D’Emilio ha realizzato l’opera affinché questa sua esperienza possa essere d’ispirazione ad altri malati e ai loro famigliari, per fare in modo trovino la forza di affrontare la malattia con coraggio e speranza. Una parte dei proventi del libro sarà destinata alla Fondazione File, Fondazione italiana di leniterapia, i cui medici volontari hanno assistito Giancarlo nell’hospice di Prato, dove è morto il 17 febbraio 2017.
“Siamo grati a Giancarlo e alla sua famiglia – ha detto Donatella Carmi, presidente di File – per l’intento di voler far comprendere ai malati e alle loro famiglie l’importanza degli hospice come luoghi non necessariamente tristi, ma strutture in cui si vive la serenità degli affetti e si muore nel modo in cui desideriamo”.