La Procura di Roma ha chiesto una condanna 5 anni a di carcere per Pietro Genovese, il giovane accusato di duplice omicidio stradale per avere investito e ucciso Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli la notte del 22 dicembre del 2019 a Roma. Il processo si sta svolgendo con la formula del rito abbreviato davanti al gup Gaspare Sturzo.
L’incidente aveva avuto luogo in Corso Francia. Il figlio del noto regista Paolo Genovese era inoltre risultato positivo all’alcol test, con un tasso alcolemico pari ad 1.4, cioè tre volte superiore a quanto consentito dalla legge, ma anche al test antidroga, nel caso specifico è risultato positivo a cannabis e cocaina.
Davanti al gup di Roma Pietro Genovese ha dichiarato: «Non ho visto le due ragazze. Ricordo di essermi fermato al semaforo e di essere ripartito con il verde. Non volevo uccidere nessuno né volevo scappare: la mia vita è distrutta».
Secondo quanto affermato dall’avvocato Cesare Piraino, legale di parte civile Cristina e Marino Romagnoli, madre e padre di una delle due sedicenni, ci sarebbero stati dei contatti tra la famiglia dell’imputato e i genitori di Camilla Romagnoli.
Intervistato dal Corriere della Sera l’avvocato ha raccontato di uno “scambio di messaggi” tra Paolo Genovese e la moglie Federica Rizzo con i coniugi Romagnoli, scambiati anche con Gabriella Saracino, mamma di Gaia von Freymann. Messaggi che secondo il legale possono essere considerati «Piccoli segnali di comprensione e solidarietà tra tre famiglie sconquassate da una tragedia che fino a poco tempo fa le ha arroccate in un reciproco silenzio».
Elementi che però non sono bastati a far cambiare idea su Pietro Genovese a Cristina Romagnoli, la mamma di Camilla, che dopo le dichiarazioni spontanee fatte dall’imputato davanti al gup ha commentato: «Sono profondamente delusa dalle dichiarazioni di Genovese, sembrava una recita, lui era indifferente a quello che è successo. Non si è mai voltato a guardarci. Non ha mai chiesto perdono».
Dello stesso avviso l’avvocato Cesare Piraino che ha etichettato le parole di Genovese come delle “assurdità” e ha ribadito la sensazione che in aula «seguisse un copione imparato a memoria».
Carlo Saccomando