“In questa casa Federico Nietzsche conobbe la pienezza dello spirito che tenta l’ignoto la volontà di dominio che suscita l’eroe. Ad attestare l’alto destino e il genio scrisse Ecce Homo libro della sua vita. A ricordo delle ore creatrici primavera autunno 1888 nel primo centenario della nascita la città di Torino pose”.
Questo è il testo scolpito sulla effige muraria posta in via Carlo Alberto 6 che ricorda il filosofo Nietzsche che per qualche tempo soggiornò a Torino affascinato dall’atmosfera cittadina.
La capitale sabauda riserva continue sorprese ai fautori della storia e della filosofia e anche ai semplici curiosi. Via Carlo Alberto è una strada centralissima e l’effige muraria che attesta la presenza del filosofo è posta nel tratto che va dall’omonima piazza in via Po.
Friedrich Nietzsche soggiornò a Torino dal 21 settembre 1888 al 9 gennaio 1889. Il suo appartamento si trovava al quarto piano di via Carlo Alberto 6, costava 30 lire al mese, ed era di proprietà di Davide e Candida Fino, gestori della rivendita di giornali in piazza Carlo Alberto i quali misero a disposizione del filosofo anche un pianoforte che lui suonava per ore. La sua stanza era la quinta, dall’angolo di via Carlo Alberto, verso sinistra, dava sulla piazza, proprio sopra l’ingresso della galleria Sulbalpina.
Ecco cosa scrisse Friedrich Nietzsche a proposito di Torino nelle sue lettere indirizzate a famigliari ed amici. Una corrispondenza epistolare importantissima, che se pur personale, traccia un quadro della Torino dell’epoca, (comprese le abitudini alimentari durante le sue frequenti soste in trattoria) vista dal punto di vista di un uomo che influenzò, negli anni a venire, la filosofia e le cui opere sono ancora oggetto di studio oggi.
Una corrispondenza che denota un sincero amore del filosofo per Torino.
5 aprile 1888 ” ..città dignitosa e severa! Niente affatto grande città, niente affatto moderna come avevo temuto: ma una residenza del diciassettesimo secolo, dove su tutto era stato imposto un unico gusto, quello della Corte e della noblesse. Su ogni cosa è rimasta impressa una quiete aristocratica: non vi sono meschini sobborghi; un’unità di gusto persino nel colore (tutta la città è gialla o rosso-bruna). E’ un luogo classico anche per i piedi come per gli occhi! Che sicurezza, che pavimentazione”.
28 settembre 1888 “Mia cara mamma, solo una cartolina per informarTi di come va alla Tua vecchia creatura a Torino, dove è arrivata il 21 settembre. Per quanto il tempo anche qui sia incerto, la vita che trascorro ha su di me un effetto straordinariamente benefico – non ho ancora perso un solo giorno di lavoro e mi trovo incomparabilmente meglio che in Engadina. Torino è anche l’unico luogo in cui l’alimentazione corrisponda pienamente alle mie personalissime esigenze. Una scoperta davvero fortunata per me, questa Torino! – Trovandomi qui per la seconda volta, godo di un considerevole aumento di premura e di disponibilità…. E’ la prima volta da anni che in viaggio non mi ammalo. – Immerso nel lavoro. – Un abbraccio”.
14 ottobre 1888 “Su Torino non c’è niente da ridire: è una città magnifica e singolarmente benefica. Il problema di trovare una quiete da eremita in strade straordinariamente belle e larghe, all’interno dei migliori alloggi che una città possa offrire, vicini, anzi vicinissimi al suo centro – questo problema apparentemente insolubile per le grandi città qui è risolto. Il silenzio qui è ancora la regola; l’animazione, la «grande città», è in certo qual modo l’eccezione. E tutto ciò con quasi 300.000 abitanti. Il tempo è da qualche giorno di una purezza e di una luminosità che ricordano Nizza, solo un po’ troppo fresco per me, che dopo la prigionia in Engadina ho addirittura paura del prossimo inverno”.
17 novembre 1888 “Noi abbiamo tuttora l’uva più bella in abbondanza: una libbra di primissima qualità 24 centesimi della vostra valuta. Il cibo è straordinariamente buono e salutare. Non per niente viviamo nel paese dei più famosi allevamenti di bestiame e nella città della residenza reale. La morbidezza della carne di vitello è per me semplicemente qualcosa di nuovo, come pure quella della delicata carne di agnello, che apprezzo moltissimo. E che preparazione! Che cucina coscienziosa, accurata, persino raffinata! Finora ignoravo cosa fosse un buon appetito: sinceramente, mangio 4 volte più che a Nizza, pago di meno e non ho ancora avuto disturbi di stomaco. Devo però ammettere che in questa, come in altre cose, mi si riserva un trattamento di favore; mi fanno avere decisamente i bocconi migliori. Ma succede lo stesso con chiunque frequenti: mi si prende per una persona molto distinta”
Il soggiorno del grande filosofo a Torino terminò in modo tragico con il noto episodio del cavallo che ispirò anche il film del 2011 “Il cavallo di Torino”.
Il 3 gennaio del 1889, nel centro di Torino, Nietzsche, uscendo di casa, vide un cocchiere frustare a prendere a calci il suo cavallo. “Tu, disumano massacratore di questo destriero!”, inveì il filosofo furibondo abbracciando e baciando sconvolto il cavallo. Tornò a casa accompagnato, gridando di essere “Dioniso o Gesù Crocefisso” e “il signore e il tiranno di Torino”. Qualche giorno dopo fu portato via dalla città dall’amico Overbeckper essere curato a Basilea.
Gian Luca Marino