Nel primo trimestre del 2022 leggera risalita anche il potere d'acquisto delle famiglie italiane. Si riduce anche l'indebitamento delle Amministrazioni pubbliche sul Pil.
Il reddito disponibile delle famiglie e la propensione al risparmio sono cresciuti sensibilmente in termini congiunturali, mentre il potere d’acquisto ha segnato una lieve crescita. Lo afferma l’Istat nel Conto delle Amministrazioni pubbliche (AP), le stime relative alle famiglie e alle società relative al primo trimestre del 2022.
Nello specifico il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente. Ma per effetto dell’aumento generalizzato dei prezzi (+2,2% la variazione del deflatore implicito dei consumi finali delle famiglie), il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto soltanto dello +0,3% rispetto al trimestre precedente.
In crescita anche la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici che si attesta al 12,6%,in crescita dell’1,1% rispetto al trimestre precedente, a fronte di un aumento della spesa per consumi finali dell’1,4% in termini nominali.
Nel primo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche sul Pil si è marcatamente ridotto in termini tendenziali per il consistente aumento delle entrate, che ha più che compensato l’aumento delle uscite: l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari al -9,0% (-12,8% nello stesso trimestre del 2021).
Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,2% (-9,4% nel primo trimestre del 2021). Anche il saldo corrente delle AP è stato negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,3% (-8,2% nel primo trimestre del 2021).
La quota di profitto delle società non finanziarie si è ridotta rispetto al trimestre precedente, mentre il loro tasso di investimento ha registrato una crescita.
La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 41,0%, è diminuita di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, mentre il tasso di investimento, pari al 24,1%, è aumentato di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Infine la pressione fiscale è stata pari al 38,4%, in aumento di +0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.