ROMA. Alla Camera sono stati depositati diverse proposte di legge, compresa una dei radicali con l’eutanasia, ma le Commissioni Giustizia e Affari sociali, dopo una lunga serie di audizioni si sono bloccate, a causa del diverso approccio di M5s e Lega, senza riuscire a redigere almeno un testo base. M5s è orientato verso una depenalizzazioni dell’aiuto al suicidio (ma c’è anche chi propone l’eutanasia vera e propria), mentre la Lega chiede all’opposto addirittura di modificare restrittivamente la legge del 2017 sul biotestamento. Il Pd finora è stato a guardare Lega e M5s, ma ora è in maggioranza.
Di qui l’impegno assunto da Delrio, con i Dem sino ad oggi su una posizione vicina a quella dei nuovi alleati: si alla depenalizzazione dell’aiuto al suicidio ma solo in certe circostanze, per evitare pressioni indebite su malati e persone anziane. I parlamentari di M5s che hanno seguito il dossier hanno ricordato di aver “cercato la più ampia convergenza fra tutte le forze politiche, fuori dalle appartenenze e quindi senza seguire logiche di maggioranza”, e hanno ribadito la volontà di andare avanti”: dopo che la Consulta si sarà espressa senza ulteriori rinvii, il Parlamento potrà e dovrà riprendere l’iniziativa”. A 12 giorni dal termine dato dalla Corte Costituzionale al Parlamento per legiferare sul fine vita, la nuova maggioranza Pd-M5s tenta quindi di riprendere in mano il dossier. Il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, assicura il proprio impegno “personale” e quello dei Dem a sbloccare la situazione. Anche perché con i nuovi alleati c’è ormai un comune sentire sul tema. E mentre il Cardinal Bassetti anche ieri torna a ribadire la contrarietà della Chiesa sulla questione dell’eutanasia perché il rispetto “per la vita è un valore inderogabile” e “l’approvazione del suicidio assistito in Italia aprirebbe un’autentica voragine dal punto di vista legislativo, ponendosi in contrasto con la stessa Costituzione italiana”, oggi l’Associazione Luca Coscioni, con Filomena Gallo e Marco Cappato, rilancia la sua battaglia a favore, criticando l’altolà dell’alto prelato alla Consulta. L’Associazione, infatti, a questo punto preferirebbe che si aspettasse la pronuncia della Corte Costituzionale perchè fino a quando questa non si pronuncia, “neanche il Parlamento sarà in grado di sbloccarsi”.