ROMA. Coldiretti è decisa a portare avanti il suo braccio di ferro con l’Unione Europa. Il motivo non è nuovo e riguarda le normative europee relative ai contenuti delle etichette. Secondo la consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole l’obbligo di indicare nell’etichetta degli alimenti, la sede e l’indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento, insieme alla provenienza degli ingredienti impiegati, risulta essere un valore aggiunto per l’84% dei consumatori. E, dati alla mano, Coldiretti vuole ottenere che tutti gli stati membri si adeguino alle norme che prevedono di riportare sulle confezioni il luogo in cui è avvenuto il processo di lavorazione, secondo quanto deciso dal tribunale di Roma.
D’altro canto, la tracciabilità degli alimenti aiuta i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli ma è importante anche in caso di emergenze alimentari per individuare i prodotti a rischio e sottrarli al consumo piu’ facilmente. Insieme allo stabilimento di lavorazione – sostiene la Coldiretti – va pero’ prevista l’indicazione obbligatoria in etichetta per tutti gli alimenti anche dell’origine degli ingredienti che è di gran lunga considerato l’elemento determinate per le scelte di acquisto dal 96% dei consumatori. Una battaglia per la trasparenza condotta dalla Coldiretti che ha portato molti risultati anche se – continua la Coldiretti – oltre 1/4 della spesa degli italiani è ancora anonima con l’etichetta che non indica la provenienza degli alimenti, dai salumi ai succhi di frutta fino alla carne di coniglio.
Per questo la Coldiretti ha promosso insieme ad altre nove organizzazioni l’Iniziativa Europea dei Cittadini “EatORIGINal – Unmask your food” per estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti iin tutta l’Unione Europea. L’iniziativa gode del sostegno di numerose organizzazioni e sindacati di rappresentanza al fianco della Coldiretti: dalla Fnsea (il maggior sindacato agricolo francese) alla Ocu (la più grande associazione di consumatori spagnola), da Solidarnosc (storico sindacato polacco) alla Upa (l’Unione dei piccoli agricoltori in Spagna), da Slow Food a Gaia (associazione degli agricoltori greci).