A due mesi esatti dalla sua scomparsa il ricordo di Enrico Cosentino, colonnello da artiglieria di montagna e grande appassionato di arte, poesia e montagna, è ancora vivido e indelebile nelle persone che hanno avuto l’onore di conoscerlo. Soprattutto quello di Aran Cosentino, nipote per cui è stato molto più di un semplice nonno.
Nato il 24 agosto 1935 a Caporetto, è cresciuto in una famiglia modesta ma felice. Sin dalla più tenera età ha manifestato un vivo interesse per i francobolli, nutrendo un’affinità per l’arte, la poesia e le escursioni in montagna durante gli anni della sua adolescenza a Cormons. Dopo essersi diplomato come geometra a Gorizia, grazie al padre ha intrapreso il corso ufficiali e successivamente è stato assegnato alle truppe alpine in artiglieria da montagna.
Durante la sua carriera militare, la dedizione e il coraggio di Cosentino hanno trovato piena espressione nella storica impresa alla forcella di Creta Forata in Carnia. Prima di congedarsi da colonnello d’artiglieria da montagna, ha ricevuto la prestigiosa Medaglia d’Oro Mauriziana per 25 anni di comando in reparti operativi.
I motti alpini che Enrico amava, riassumono il suo spirito intraprendente: “Plui durs da lis cretis” (“Più duri delle rocce”), della 14esima batteria del 3° reggimento di artiglieria da montagna, e “Fin a lis stelis” (“Fino alle stelle”) della 15esima. Motti che evidenziano ancora di più come la sua esistenza sia stata caratterizzata dalla capacità di incarnare nobili valori come umiltà e generosità, trasmettendo un’inestimabile eredità di amore e saggezza alla sua famiglia.
Il 24 febbraio 2024, a Udine, Enrico ha concluso il suo viaggio terreno all’età di 88 anni, lasciando un’impronta indelebile nel cuore di chi lo ha amato. Durante gli ultimi giorni, il nipote Aran è rimasto al suo fianco, testimoniando il legame profondo che li univa.
Durante il suo commiato, il suggestivo canto alpino “Il testamento del capitano” ha risuonato nell’aria, come da sue ultime volontà. Il funerale si è tenuto in forma laica, in sintonia con la sua richiesta di preferire “opere di bene” ai fiori. La comunità degli alpini gli ha tributato l’ultimo saluto con la Preghiera dell’Alpino e il grido “Presente!“, un riconoscimento al suo contributo e al suo spirito indomito.
Negli ultimi anni della sua vita, nonno Enrico ha trovato nell’affetto del giovane nipote Aran un’ispirazione costante per continuare a scrivere i suoi pensieri e ricordi, mantenendo così la mente allenata e lucida. Questo legame speciale ha dato vita a un’intimità autentica e profonda tra Enrico e Aran, trasformando ogni momento trascorso insieme in un tesoro inestimabile.
“Come ha osservato il cognato di mio nonno, Mario Scotti, è molto probabile che nella vita non incontrerò mai una persona così speciale. – afferma Aran con un velo di malinconia, che poi aggiunge – Gli sarò sempre grato per il sostegno e la fiducia nei miei confronti, che hanno contribuito in modo significativo al mio successo accademico all’Accademia di Belle Arti di Venezia“.
Per il giovane nipote il colonello è stato un punto di riferimento fondamentale, permettendogli di inseguire i suoi sogni grazie all’amore e alla passione per la vita trasmessa: “È stato un esempio di virtù e valori che non ha influenzato positivamente solo la vita dei suoi cari, ma di tutti quelli che lo hanno conosciuto. Per me sarà per sempre il modello ideale di uomo e di nonno a cui ispirarmi“.
Il grande cuore d’oro di Enrico Cosentino continuerà a vivere nel ricordo dei familiari e di chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerlo. Per questo motivo il nipote Aran si è ripromesso di impegnarsi ancora di più per portare avanti quelle battaglie personali che lo hanno fatto conoscere a ad un gran numero di persone come la difesa dell’ambiente e la lotta per una giustizia più equa.
“Il ricordo del nonno sarà per sempre indelebile nella mia memoria e nel mio cuore. – conclude il giovane friulano – Per questo motivo continuerò ad impegnarmi con tutto me stesso nelle cause in cui lui per primo ha sempre creduto. In un certo qual senso metterò in atto quel riscatto personale che avrebbe voluto vedere“.
Un grande uomo e un Grande Comandante, io militare di leva nel lontano 1969-70 lui Comandante della Maggiorità del Gruppo Conegliano a Gemona del Friuli caserma Goi Pantanali.
“Ti ricordemo per sempre Comandante” riposa in Pace nel Paradiso di Cantore.
Antonino, ti ringrazio di cuore per il tuo commento sincero e commovente. Per me è di grande conforto sapere che il ricordo del nonno, sia come uomo che come comandante, continua a vivere nei cuori di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. La tua gentilezza e il tuo rispetto significano molto per me, grazie ancora per aver reso omaggio al mio amato nonno con il tuo ricordo prezioso. Mi rende orgoglioso sapere che il suo impatto positivo è stato così profondo e duraturo. Che il suo esempio continui a ispirare altri come ha fatto con te!