Il presidente della Camera, Roberto Fico, sentito il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, lunedì 24 gennaio, alle 15, per l’elezione del 13° Presidente della Repubblica. L’avviso di convocazione verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di oggi.
Saranno 1009 i grandi elettori chiamati ad eleggere il capo dello Stato: 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione a parte la Valle d’Aosta che ne ha solo uno. A questo punto i Presidenti di ogni consiglio regionale dovranno convocare una o più assemblee per stabilire i delegati. La prassi vuole che tra i delegati sia sempre presente il governatore di regione, un esponente della maggioranza da lui indicato e un esponente dell’opposizione.
A proposito del plenum c’è una particolarità da sottolineare: attualmente i senatori in carica sono 320 in quanto l’Aula del Senato deve ancora convalidare il subentro del senatore del Pd Fabio Porta al posto di quello nelle fila del Maie Adriano Cario. Quest’ultimo è stato dichiarato decaduto lo scorso 2 dicembre a causa dei presunti brogli elettorali accaduti nella circoscrizione America meridionale.
Ma anche i deputati in carica contano una defezione momentanea: sono 629 poiché è ancora vacante il seggio lasciato libero dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Domenica 16 gennaio sono state convocate le elezioni suppletive che proclameranno il nuovo parlamentare, che così potrà partecipare regolarmente alle elezioni.
Nei primi tre scrutini per eleggere il Presidente della Repubblica sarà necessario ottenere il quorum dei due terzi dei componenti l’Assemblea, pari a 673 voti, mentre dalla quarta sessione basterà la maggioranza assoluta, ovvero 505 preferenze. Motivo per il quale è facile pensare che se non ci sarà un nome forte che convinca trasversalmente i partiti di centrodestra e centrosinistra, sarà quasi impossibile risolvere la partita del Quirinale nelle prime tre tornate.
In questo senso va sottolineato che dal 1948 ad oggi, ovvero dall’elezione del primo Capo dello Stato, solo in tre occasioni su 12 non si è dovuto ricorrere al quarto scrutino e quindi ad ottenere la maggioranza assoluta: nel 1948 con Enrico De Nicola, nel 1992 con Alberto Cossiga e nel 2006 con Carlo Azelio Ciampi. In tutte e tre i casi l’elezione è stata sancita al primo scrutinio. Mentre dal 2006 ad oggi, nelle ultime tre elezioni, sono state necessarie almeno 4 sessioni: quattro nella prima elezione di Napolitano e sei nella seconda (mandato che si è concluso dopo soli due anni) , altre quattro per l’elezione di Mattarella.