E’ nato il Salvatore, Cristo Signore! Da Lui sgorga la speranza in questo mondo che manifesta difficoltà ad avere speranza; un fascio di luce in questo mondo che sembra sprofondare nelle tenebre.
Oggi 25 dicembre universalmente è il giorno festoso del santo Natale. Questa è la gioiosa certezza dei cristiani: nato per tutti, per noi è il Salvatore. La stella del mattino si è levata, per noi è nato il Messia.
Per riconquistare gli uomini, per sollevarli verso di sé, per parlare con loro, Dio è venuto quaggiù come un bambino, indifeso e dolce, il quale ha bisogno del nostro affetto e non dei innumerevoli “regali”. Non per questo il Natale deve essere ridotta alla festa del consumo, con regali e lustrini e del panettone. Piuttosto dovrebbe ispirarsi alla bontà, alla generosità, lasciando spazio alle emozioni. Ma di questo, nel Natale del nostro Redentore si trovano scarse tracce. Spesso per noi Dio rimane una fragile statuetta di terracotta, relegata in una scatola, che si depone nella bambagia una volta all’anno: quasi un pretesto per dare un certo «colore» religioso alla grande baldoria del “natale” pagano.
Ed invece Gesù non è una tradizione annuale, non è una favola. Gesù è parte della storia umana della quale fai parte pure tu ed io. Il senso teologico della venuta di Cristo non distrugge di per sé la cornice festosa e la poesia del Natale, ma la ridimensiona e la colloca nel giusto contesto.
Gesù che nasce è la Parola di Dio che si fa come noi, esseri umani. Un uomo come noi? Non è facile neppure tentare di descrivere l’unico grande mistero dell’Incarnazione di Dio. Come scrive Giovanni, «non basterebbero tutti i libri della terra». “Il nostro Salvatore, carissimi, oggi nasce: rallegriamoci! – diceva San Leone Magno – Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo, perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.”
Deponiamo dunque «l’uomo vecchio con la condotta di prima» e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne.
La Natività è storia, che richiamiamo per sommi capi.
Sono trascorsi tanti secoli dalla creazione del nostro mondo, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine. E molti secoli da quando, dopo il diluvio universale, l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace. Ventuno secoli addirittura dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele; all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma così cara a noi; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace. Proprio in quella pace nacque Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre. Volendo santificare il mondo con la sua straordinaria venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, e si è fatto uomo. Così è avvenuto il Natale del nostro Salvatore.
Buon Natale a tutti!
Nell’ immagine in alto: Natività di Gesù nel Duomo di Milano