GERUSALEMME. Israele guarda avanti, ma deve chiudere anche con il passato. Ed è così che Rafi Eitan guida il team che andrà fino a Buenos Aires, nel maggio 1960, per una missione impossibile. Anche se lui, molti anni dopo, la definirà una delle più semplici. Descriverà minuziosamente come prende per una spalla Adolf Eichman, lo gira, lo immobilizza e sente sotto le sue dita una cicatrice del nazista. Era l’epilogo di una lunghissima serie di indagini, seguendo più piste sino a individuare quella che si rivelò vincente, facendo tesoro anche del lavoro Simon Weisenthal definito il “cacciatore di nazisti”. Ma Eichman non era un comune ufficiale delle SS o della Gestapo, era con Joseph Mengele una delle menti dell’Olocausto. Una grande vittoria contro una belva, la fine di un simbolo. Un piano studiato nei minimi dettagli. Una volta individuato l’obiettivo e accertatisi dell’identità studiarne le abitudini, il pedinamento, i tempi e il luogo ideale per effettuare il rapimento e poi il trasporto fino in Israele. L’eliminazione diretta di Eicham in Argentina venne scartata immediatamente: doveva essere processato in Israele. Le vittime, i testimoni dovevano poter vedere, accusare, il volto e sentire la voce del “pianificatore” della soluzione finale.
C’è però poco tempo per celebrare. Rafi Eitan sarà responsabile del settore operazioni dello Shin Bet, il servizio interno, quindi passerà nelle file del Mossad occupandosi di Europa. Fisico robusto, non troppo alto, mezzo sordo a causa di un’esplosione, ha lavorato con governi di destra e di sinistra. Molto vicino ad Ariel Sharon, come consigliere, ha poi guidato l’Ufficio ricerche scientifiche, un’unità che si occupava di tecnologia e intelligence. Team particolare, approvato dai laburisti Rabin e Peres, che portò all’arruolamento di un dipendente della Us Navy, Jonathan Pollard.
L’americano diventò una talpa di Israele fornendo, dall’84 all’85, informazioni top secret su armi, missili, traffici. Quando Pollard sarà scoperto la reazione statunitense sarà furiosa: il traditore resterà in prigione fino al 2015. Il caso è la prova di come non esistano alleanze perfette — se serve si spia anche l’amico — e della spregiudicatezza di Rafi Eitan, peraltro mossosi con il placet discreto dei superiori. È un lavoro sporco che qualcuno deve fare, si compiono atti inconfessabili, c’è poco spazio per certi valori, si uccide. Contano solo risultato e sicurezza del tuo Paese. Hanno scritto che John Le Carré si è ispirato a Rafi Eitan per creare il personaggio dell’agente Marty Kurtz nel bellissimo «La tamburina», il libro dedicato alla lunga caccia ai terroristi palestinesi coinvolti in molti attentati. Possibile. La storia di Rafi era già un romanzo.