Ben 51 minuti é durato il lungo discorso del presidente del consiglio Mario Draghi tenuto questa mattina nell’aula del Senato, Il Corriere della Sera ne ha riportato il testo integrale, al fine di permettere a chi non avesse seguito la diretta di leggere le parole del neo premier. Commozione e applausi hanno accompagnato il primo discorso, che ha stupito in quanto ha già fornito linee guida sui fronti principali, in molti pensavano che sarebbe durato non più di 20 minuti. Invece la precisione ed il dettaglio relativo ai punti strategici hanno confermato i tratti distintivi dell’ex numero 1 della Bce.
Due su tutti i momenti che hanno colpito i presenti portando ad appalusi condivisi, i ringraziamenti iniziali non solo a Mattarella per l’incarico conferitogli, ma soprattutto al suo predecessore Conte per il lavoro impegnativo che si é trovato a svolgere in un contesto sociale ed economico di emergenza che non si ricordava dall’Unità d’Italia. Ed il finale, da cui trae spunto il titolo del nostro articolo, ove Draghi afferma, congedandosi: “Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia“. Riportiamo, estrapolandoli dal discorso integrale pubblicato su ‘Il Corriere della Sera’ i tratti maggiormente significativi del lungo discorso. Stasera intorno alle 23 vi sarà il voto di fiducia, ma l’esito é pressoché scontato.
Come vi avevamo anticipato in apertura hanno toccato ed emozionato i ringraziamenti iniziali: “Nel ringraziare, ancora una volta il presidente della Repubblica per l’onore dell’incarico che mi è stato assegnato, vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia. Ringrazio altresì il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia”
Poi Draghi ha spiegato che un governo di questo tipo tecnico-politico nato a seguito di una crisi non può considerarsi affatto un fallimento della politica, ma al più un momento in cui gli interessi personali delle singole forze politiche vengono meno per lasciare spazio al ben ed alla rinascita del Paese: “La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese.
“Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità“.
Poi Draghi ricordando i Governi anche di breve durata che ha avuto l’Italia, sottolinea con fermezza quanto non conti la durata, ma piuttosto le decisioni strategiche che i singoli Governi possono aver preso o prenderanno: “Conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo“
Poi pare anticipare la mission del nuovo Governo: “Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti“. E ancora per sottolineare l’importanza delle scelte di oggi per domani: “ Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti “. Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea.
Poi per spiegare quanto sia importante che l’Italia resti nell’Unione Europea, aggiunge fiero del ruolo dell’Italia oggi: “Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere“.
Conscio delle difficoltà economiche che l’Italia sta attraversando determinate dal diffondersi del Covid 19 e di come questo abbia creato notevoli disagi, afferma ribadendo come questi potranno aumentare ancora quando verrà meno il divieto di licenziamento: ” La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento“.
Nel corso del discorso il riferimento si sposta su come dovranno essere spese le risorse, facendo intendere che i ristori, prima dati quasi a pioggia, così come la concessione della cassa integrazione ed il blocco dei licenziamenti, dovrà proseguire ma in modo selettivo, al fine di aiutare le attività che hanno possibilità di ripresa, aiutando le altre, il cui fallimento é pressoché certo, a svoltare: “Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Questa osservazione, che gli scienziati non smettono di ripeterci, ha una conseguenza importante. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi “. Tante inoltre le priorità enunciate, dalla scuola, ai vaccini, obiettivi strategici, lavoro, parità di genere. Moltissimi i punti toccati dal premier che fanno intendere la complessità in termini di tematiche da affrontare che si troverà dinanzi.
Così Draghi parlando delle risorse a disposizione, facendo notare come si ripartirà dagli obiettivi del precedente Governo: ” Come si è ripetuto più volte, avremo a disposizione circa 210 miliardi lungo un periodo di sei anni. Queste risorse dovranno essere spese puntando a migliorare il potenziale di crescita della nostra economia“
Nello specifico: “Voglio qui riassumere l’orientamento del nuovo Governo. Le Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva. Dovremo rafforzare il Programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano“. E ancora: ” Compito dello Stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolamentazione, dell’incentivazione e della tassazione“.
Poi precisa le intenzioni: ” Nei nostri rapporti internazionali questo governo sarà convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia: Unione europea, Alleanza Atlantica, Nazioni Unite.
Ed infine un accorato appello a fare bene in questa terza legislatura, fare bene per il Paese Italia che deve assolutamente riemergere dalla pandemia, più forte di prima, per dare fiducia alle nuove generazioni, che ancora si aspettano molto: ” Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. È un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni“.
E poi la frase conclusiva di cui vi avevamo già accennato ad inizio articolo, che ha toccato profondamente i presenti, portando ad un lungo applauso dedicato al Presidente del Consiglio, come ad augurargli da subito buon lavoro: ” Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia“