Si ragiona sulle possibili date delle elezione: se le Camere venissero sciolte subito la data più probabile sarebbe il 25 settembre, altrimenti bisognerà attendere ai primi di ottobre.
Dopo aver incontrato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale, Mario Draghi ha incontrato palazzo Giustinani la presidente del Senato Elisabetta Casellati e a Montecitorio il presidente della Camera Roberto Fico. Come previsto dall’articolo 88 della Costituzioni i due presidenti sono attesi nel pomeriggio ad un altro importante incontro al Colle: Casellati salirà al Quirinale alle 16.30, mentre alle 17 toccherà a Fico. Al centro del vertice, come specificato nello stesso articolo costituzionale, verrà valutata la possibilità di sciogliere entrambe le Camere o solo una di esse.
Una nota ufficiale dal Quirinale, letta alla stampa dal Segretario generale della Presidenza della Repubblica Ugo Zampetti, recita : “Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei ministri professor Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato ha reiterato le dimissioni sue e del governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto, il governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti“.
Con la fine anticipata del Governo Draghi il prossimo punto fondamentale da affrontare sarà quello di stabilire la data delle prossime elezioni nazionali. Dopo lo scioglimento delle Camere il limite massimo stabilito dalla legge per andare alle urne è di 70 giorni, il minimo invece è di 60 giorni.
Calendario alla mano viene da pensare che se il presidente Mattarella decidesse di sciogliere le Camere già stasera, le date possibili sarebbero una domenica compresa tra il 19 settembre e il 29 settembre, ovvero il 25 settembre. Se invece Mattarella attenderà quattro giorni, come in passato fece Scalfaro nel 1994, allora la data più probabile sarebbe quella del 2 ottobre.
Fioccano le defezioni in Forza Italia che dopo la decisione di allinearsi al pensiero di Lega e Fratelli d’Italia vede uscire altre due importanti figure. Dopo Maria Stella Gelmini, che ieri aveva comunicato il proprio abbandono nelle fila azzurre, arriva l’addio del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Lo ha annunciato in una nota nella quale afferma che “non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa“.
Anche Andrea Cangini lascia Forza Italia. Lo conferma il senatore azzurro, che ieri ha votato la fiducia al governo Draghi in dissenso dal partito restando in aula a differenza dagli altri forzisti. “Sono consapevole del fatto che, rinnovando la fiducia al presidente del Consiglio in coerenza con quanto detto e fatto da Forza Italia fino a due giorni fa, mi sarei messo automaticamente fuori dal partito“, ha dichiarato.
La deputata Maria Soave Alemanno lascia il gruppo M5S e approda a Italia Viva. Lo ha annunciato in Aula il presidente della Camera, Roberto Fico. La deputata pugliese, che in questi giorni ha criticato la scelta del partito di non sostenere il governo Draghi, ha spiegato l’addio attraverso un lungo post su Facebook nel quale ha espresso tutta la propria amarezza per la caduta del governo: “Per me l’esperienza nel Movimento 5 Stelle si conclude qui. Con estremo dispiacere mi allontano dal gruppo politico che per anni ho ritenuto fosse la mia casa e che ora non riesco più a riconoscere. Siamo stati parte della maggioranza per anni, abbiamo raggiunto traguardi di cui sono estremamente orgogliosa e lo spirito di unione e i valori che ci hanno mossi non hanno nulla a che vedere con la mera propaganda a cui in questo momento tristemente assisto“
La deputata ha definito la scelta del Parlamento “insensata e vigliacca” perché ha buttato all’aria il lavoro fatto finora e si è sottratto alla responsabilità di trovare delle soluzioni nel bel mezzo di “una crisi che sta devastando il Paese“. Lo scritto si conclude con una considerazione dal sapore molto amaro: “Quella scritta nell’ultimo periodo è una brutta pagina che non avrei voluto leggere”.