TORINO. Domani, mercoledì 31 luglio, ricorre il centenario della nascita di Primo Levi. Nel corso dei decenni, la sua opera è stata tradotta in 50 lingue, sono in aumento quelle orientali, come il cinese, il coreano e il vietnamita. L’autore torinese è l’unico tradotto integralmente in inglese. Seguire le parole e i racconti di Primo Levi chimico, scrittore, testimone e inventore, significa fare diverse volte, e in diversi modi, il giro del mondo.
E’ in continua crescita la sua notorietà internazionale, come mostrano, in occasione del centenario, le numerose richieste di patrocino e partecipazione scientifica al Comitato nazionale per le celebrazioni e al Centro Internazionale Studi Primo Levi. Di qua e di là dell’Oceano si moltiplicano i convegni, le mostre, i seminari, le letture da parte di ambasciate, centri di cultura italiani e università straniere, musei e grandi istituzioni culturali: da Bruxelles a Melbourne, da Istanbul a San Diego in California, da Città del Massico a Madrid. D’altro canto, l’opera dello scrittore torinese è sentita dagli italiani che vivono all’estero, come uno dei frutti migliori della propria cultura da divulgare e far conoscere ai propri interlocutori.
Grazie alla limpida verità del suo racconto e alla prospettiva universalistica nella quale colloca lo sterminio degli ebrei, Levi è oramai riconosciuto come uno tra i maggiori testimoni di Auschwitz anche in paesi molto lontani dalle tragedie europee.
Via via che trascorrono gli anni, Primo Levi è sempre più apprezzato come scrittore di vivido talento linguistico e di multiforme energia immaginativa. Si fanno strada fra un pubblico vastissimo le sue qualità di uomo di pensiero, capace di innescare un dialogo appassionato e arguto con lettori di storie e provenienze diversissime. Ne sono testimonianza gli innumerevoli riconoscimenti, ma ancor più le tante occasioni di approfondimento che si vanno sviluppando nei cinque continenti proprio in occasione del centenario della nascita.