Si è svolto lo scorso febbraio presso il Senato della Repubblica il convegno “Aree Marine Protette ed ecosistemi marini: patrimoni da tutelare. Valutazione d’impatto ambientale e sanitario per i dissalatori e qualità delle acque”, promosso da Fondazione UniVerde e Marevivo, in collaborazione con IdroAmbiente, che si occupa della progettazione, costruzione, fornitura, vendita e gestione di impianti di desalinizzazione e dell’acqua da questi prodotta, e in media partnership con Italpress e TeleAmbiente. Il decalogo per il problema dell’approvvigionamento idrico mediante dissalazione, illustrato al convegno, chiede, tra gli altri punti, di definire i requisiti di qualità dell’acqua dissalata; monitorare lo stato degli ecosistemi marini nelle aree interessate dai dissalatori; ricondizionare l’acqua prodotta; definire le localizzazioni idonee per le opere di presa; regolamentare gli scarichi del processo di dissalazione.
Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, ha affermato: «Occorre colmare il vuoto legislativo di fronte all’assenza di una regolamentazione chiara e univoca sulla diffusione dei dissalatori. È un campanello di allarme a intervenire per motivazioni di carattere sanitario e ambientale. Da una parte, affinché si possa contemperare il diritto all’acqua potabile di qualità da parte dei cittadini, dall’altra l’esigenza di tutela della risorsa mare è fondamentale per la difesa degli habitat marini».
Nel 2030, secondo lo Stockholm International Water Institute, quasi metà della popolazione mondiale potrebbe avere problemi di scarsità di acqua, per questo si parla di dissalazione di acqua di mare come alternativa: in Israele, a pochi chilometri da Tel Aviv, esiste da alcuni anni uno tra gli impianti di desalinizzazione più innovativi al mondo, che produce dal mare il 20% di acqua potabile. La tecnica dell’osmosi inversa, come spiegato sul sito della società italiana IdroAmbiente, prevede che l’acqua salata o salmastra, captata da un’apposita condotta di intake, venga fatta passare ad alta pressione in membrane semipermeabili, e che attraverso un ulteriore processo chimico-fisico sia in grado di risultare adatta al consumo come acqua potabile, eliminando completamente le particelle inquinanti.