Il mondo della moda è in continua evoluzione, alla ricerca dell’abito perfetto in grado di fare tendenza in qualsiasi parte del mondo e nello stesso tempo di colpire l’immaginario collettivo.
L’abito, nel caso di Christian Dior, sicuramente fa il monaco. E se parliamo dei monaci di Dior stiamo sicuramente menzionando i modelli tra i più famosi e preparati al mondo. La casa di alta moda francese ha da sempre l’obiettivo di creare un evento straordinario per la presentazione dei propri capi, in modo tale che da straordinari possano elevarsi al livello di indelebili nella storia.
Le sfilate Dior hanno viaggiato in ogni parte del globo e in maniera più che originale: dalle strade dell’Avana vecchia dei musei di arte contemporanea di Rio de Janeiro, dalle ambientazioni stile rodeo del Messico a quelle acrobatiche e in parte melanconiche in stile circense di Parigi.
La mano di Maria Grazia Chiuri, orgogliosamente italiana e prima donna a ricoprire il ruolo di direttrice creativa per Christian Dior, si sente in maniera forte. Grazie al lavoro di questi anni ha alzato sempre più il livello di stile degli abiti e lo spettacolo offerto durante le sfilate.
Questa volta la location scelta per la presentazione della collezione Cruise 2020 è tra le dune del deserto marocchino, più precisamente tra le rovine del palazzo El Badi di Marrakech, risalente al XVI secolo. Il Marocco rappresenta il punto d’incontro tra Mediterraneo, Europa e Africa, miraggio per artisti, poeti, scrittori e viaggiatori. Per la direttrice creativa è stato un modo per poter attraversare la memoria della maison fino a Yves Saint Laurent, primo direttore creativo del dopo Christian Dior, nato a Orano e affascinato dal Marocco.
Circa 100 tra modelli e modelle hanno sfilato nei cortili dello storico palazzo, tra evocative fosse invase dalle fiamme al calar del sole e come mood, per creare sorta di magica atmosfera ipnotica, hanno suonato i musicisti del villaggio di Jojouka, situato nelle montagne Ahl-Srif nel sud del Rif. Grandi star erano presenti nel parterre degli invitati come Jessica Alba, Shailene Woodley, Lupita Nyong’ e Diana Ross, quest’ultima chiamata a esibirsi per l’after party.
La collezione ha reinterpretato il tessuto wax, tipico africano, con le sue grafiche complesse e simboliche della diversità. Chiuri ha collaborato con la fabbrica Uniwax, in Costa D’Avorio, che rappresenta una delle ultime aziende produttrici di tessuti wax meccanizzando tecniche artigianali sostenendo la moda africana. Uniwax ha aiutato Dior a reinterpretare i suoi codici caratteristici nella trama tessile.
L’espressione della natura interpretata attraverso materiali come seta écru, garza di seta, shantung usati nei colori sabbiati, nel blu indaco, negli ocra, nei rossi bruciati, a definire cappotti e tailleur, gonne a pieghe o pantaloni. La stilista ha immaginato la collezione come una mappa che integra diversi elementi, tradizioni, culture, savoir-faire, per dimostrare come tecniche e immagini siano patrimoni condivisi.