Nel 2021 sono ancora troppe le persone che cadono nell’errore di associare il percorso di inclusione e integrazione dei cittadini stranieri in Italia solo ed esclusivamente al mondo dello sport, molto probabilmente perché come asseriva Nelson Mandela: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo, di suscitare emozioni, di ricongiungere le persone come poche altre cose. Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione. È più potente di qualunque governo nel rompere le barriere razziali. Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione“.
E soprattutto perché siamo più propensi a tifare per un calciatore straniero che gioca nella nostra squadra del cuore piuttosto che vivere di fianco a una famiglia proveniente da un altro Paese.
Come ha dichiarato circa un mese fa in un’intervista rilasciata al settimanale ‘Sette‘ Antonio Dikele Distefano, giovane scrittore italiano di origini angolane autore di cinque romanzi e salito recentemente agli onori della cronaca per aver ideato la serie rivelazione ‘Zero‘, disponibile su Netflix, “L’Italia non è un Paese razzista, ma tiene molto alle tradizioni e di conseguenza teme il cambiamento“. Inoltre secondo il 30enne nato a Busto Arsizio (compirà 30 anni il 25 maggio prossimo) la politica si è dimostrata incapace di gestire il tema dell’immigrazione.
“L’unica soluzione possibile – sottolinea Distefano – è cambiare l’immaginario del Paese e quindi la realtà: abbiamo bisogno di stranieri che studiano medicina e diventano il tuo medico curante, di ridere alle battute di comici di colore. Immagina un uomo che ha paura dei migranti e subisce un furto: come reagirebbe se alla sua porta si presentasse un poliziotto di colore?“
Proprio sul tema dell’integrazione oggi il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il leader della Lega, Matteo Salvini, hanno pubblicato sulle loro pagine Facebook una storia che esula dal mondo dello sport, ma che rimarca una rivalsa sociale che ha come protagonista uno straniero che é riuscito con le proprie abilità a ribaltare quello che generalmente é l’immaginario collettivo sugli immigrati. Una storia a cui era doveroso dare spazio: quella di Dionisio Cumbà, studente di Medicina arrivato in Veneto nel 2009 dal villaggio di Jugudul e oggi diventato ministro della Sanità in Guinea Bissau.
Nel post si legge: “Qualche anno fa Dionisio era solo un giovane studente di medicina arrivato in Veneto (ha vissuto tra Piove di Sacco, Arino e Dolo) dal villaggio di Jugudul per merito di un lungimirante missionario: oggi, a 49 anni, Cumbà ha realizzato un sogno, è Ministro della Sanità in Guinea Bissau“.
Oltre al prestigioso incarico istituzionale è l’unico chirurgo pediatrico dello Stato africano, e al Governo ha ribadito di volere del tempo per continuare ad operare. Dioniso si è specializzato in Chirurgia Pediatrica all’Università di Padova nel 2010, successivamente è tornato a lavorare nel suo Paese di origine ricoprendo l’incarico di direttore del Servizio di Chirurgia dell’Ospedale Pediatrico Sao Josè di Bor, dove opera bambini con ogni genere di patologia.
“Si è sposato in Italia con Laura, infermiera all’ospedale di Padova, – conclude il post – e ha fondato con un gruppo di amici di Dolo l’associazione Toka Toka Africa con cui sono stati costruiti pozzi per l’acqua potabile, una scuola e inviati per anni aiuti nel villaggio di Jugudul“.