Sarà un cast 100% made in Italy quello scelto dai registi Antonio e Marco Manetti, conosciuti ai più come Manetti Bros. , per interpretare il nuovo film di Diabolik. Ad indossare i panni del protagonista, soprannominato anche il “Re del Terrore” sarà Luca Marinetti, alla bellissima Miriam Leone è stato affidato il ruolo dell’affascinante Eva Kant, mentre Valerio Mastrandrea interpreterà l’ispettore Ginko.
“Una scelta di cui andiamo orgogliosi” – hanno spiegato i fratelli registi, già impegnati nelle riprese del film – “Diabolik è un fumetto italiano, un mito dell’immaginario collettivo e abbiamo fortemente voluto che il cast fosse al cento per cento italiano. Nello scegliere i protagonisti non ci siamo basati sulla sola somiglianza, ma abbiamo cercato e trovato attori bravi, in grado di comunicare le giuste emozioni“.
Non ancora confermati, ma indicati come possibili ulteriori personaggi, gli attori Serena Rossi e Giampaolo Morelli. Secondo alcuni rumors la pellicola sarà ambientata negli Anni 60 e dovrebbe essere girata, nelle scene finali, a Trieste, tra la Stazione Marittima e il caveau della Fondazione CRT.
Se si considerano i David di Donatello, e non solo, vinti in carriera da registi e protagonisti sembra difficile non pronosticare un giudizio positivo della critica e un successo al botteghino: i Manetti Bros. hanno vinto il premio per il miglior film nel 2018 con Ammore e malavita, Luca Marinelli quello di miglior attore non protagonista nel 2016 per Lo chiamavano Jeeg Robot. Mentre ha fatto incetta di riconoscimenti Valerio Mastrandrea: candidato dieci volte ai David di Donatello ed ha trionfato in quattro occasioni, rispettivamente per i film La prima cosa bella, Gli equilibristi, Viva la libertà e Fiore.
Oltre al cast anche la produzione è italiana, nata dal frutto della collaborazione tra Mompracem e Rai Cinema, in associazione con l’editore Astorina, mitica casa editrice fondata dalle sorelle Giussani che dal 1962 pubblica le avventure di Diabolik. L’uscita del film è prevista nel 2020 con 01 Distribution.
Inoltre i Manetti Bros. hanno lasciato aperto uno spiraglio sulla possibilità di girare altri sequel dichiarando che “l’anima della pellicola sta nell’essere episodico, come Spider Man per intenderci. Ce ne stiamo accorgendo noi stessi, Diabolik cresce insieme a chi lo scrive.” Proprio in riferimento a quest’ultima frase i registi sono entusiasti di far parte di un team di autori formato dallo sceneggiatore Michelangelo La Neve e Mario Gomboli, direttore di Astorina e storico curatore dei soggetti del fumetto.
Per Diabolik si tratterebbe del secondo film in assoluto nella storia del cinema: il primo è datato 1968, prodotto da Dino De Laurentiis con la Francia come paese co-produttore, e diretto da Mario Bava. Il film riprendeva le vicende di alcuni episodi della serie a fumetti delle sorelle Giussani, in particolare quelli intitolati “Lotta disperata“, “L’ombra della notte” e “Sepolto vivo!“.
Il ruolo del protagonista fu affidato all’attore statunitense John Phillip Law, mentre quello di Eva Kant all’austriaca Marisa Mell. Per ruolo dell’ispettore Ginko fu scelto Michel Piccoli, mentre alcuni attori italiani come Carlo Croccolo, Adolfo Celi e Claudio Gora furono selezionati per ruoli meno importanti.
Nonostante una critica cinematografica dell’epoca non molto positiva, in tempi recenti è stato considerato come uno dei migliori film pop degli anni Sessanta, definito un misto di pop art, optical art, psichedelia e futurismo,capace di influenzare il regista Roman Coppola, figlio di Francis Ford Coppola, nel film “CQ” del 2001.
E pensare che le sorelle Giussani inventarono il personaggio di Diabolik e la sua storia editoriale per i pendolari che da casa si recavano sul posto di lavoro e viceversa. La grande intuizione fu quella di realizzare un fumetto in formato tascabile, di facile lettura e che fosse poi possibile riporre comodamente in tasca. Il target prescelto avrebbe dovuto essere interessato a leggere qualcosa che fosse coinvolgente ma nello stesso tempo di facile lettura e di breve durata, per poter essere letto per intero anche durante un breve viaggio. Inoltre era fondamentale che dovesse costare poco.
Come trama scelsero un mix di tematiche legate ai romanzi gialli, che tra i lettori degli anni ’50 e ’60 erano i preferiti nelle letture da viaggio, e le storie a tinte forti, che attraverso titoli morbosi e copertine allusive stimolavano l’interesse del pubblico.
Carlo Saccomando