Il dibattito politico più che tra aule di parlamento, piazze, giornali, radio e talk show televisivi sembra trovare terreno fertile e più appetibile sulle piazze “virtuali” dei social network. I due vicepremier, o meglio quasi ex, a suon di Tweet e post su Facebook non se le mandano a dire, innescando uno scontro all’ultimo slogan e cercando il consenso della propria base elettorale. Un meccanismo contorto che trasforma i leader di partito in veri e propri influencer, che con la scusa di rispondere o accusare il diretto rivale, fanno in modo da stimolare il dibattito sui social e attirare al proprio seguito coloro i quali la pensano come loro.
Il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, cavalca l’onda di un una delle battaglie più sentite nel movimento pentastellato e ribadisce la volontà del taglio degli eletti: “Tagliamo 345 poltrone di parlamentari e i loro stipendi. Possiamo farlo subito, manca solo un voto. Ci vogliono al massimo due ore per eliminare definitivamente 345 poltrone e risparmiare mezzo miliardo di euro. Sono tanti soldi. E si possono investire in modo più utile: in strade, scuole, ospedali. Non in stipendi di politici. Nessun partito aveva mai avuto il coraggio di portare avanti una riforma come questa ed ora è lì, basta un piccolo passo. Che sia la Lega, il Pd, Forza Italia o chiunque altro ad appoggiarla non ci importa. Ci importa che si faccia.“
Dalla propria pagina Facebook il capo politico M5s accusa apertamente la Lega di aver di aver costretto gli italiani a subire “una crisi di Governo assurda” e di aver passato l’ultimo anno a “controllare i numeri dei sondaggi“. Di Maio si fregia di aver fatto molto in questo esecutivo, che ormai sta volgendo al termine, e che i numeri dei quali il movimento si è battuto e interessato sia stato quello relativo “alle persone che ora hanno un lavoro stabile, quelli sulle redistribuzioni di migranti, le persone aiutate con quota 100 o dei vecchi dinosauri che non prendono più il vitalizio grazie a noi.“
Il post del vicepremier termina con un appello a tutte le forze politiche del Paese: “Stamattina inizieremo a raccogliere le firme tra i parlamentari per chiedere la calendarizzazione d’emergenza alla Camera del taglio dei parlamentari. Contano i fatti, non le parole. E i fatti si possono dimostrare subito, non tra due mesi o tra due anni. Adesso. Poi subito il voto. Gli italiani non volevano e certamente non meritavano una crisi di governo a Ferragosto.”
Carlo Saccomando