In Commissione alla Camera sospesa la discussione della delega fiscale
Continua lo scontro sulla delega fiscale. La maggioranza non è affatto compatta e i lavori in Commissione finanze alla Camera sono stati interrotti dal presidente Luigi Marattin. Ieri sera si è sfiorata la rissa, come documenta il video postato dal deputato di Forza Italia Sestino Giacomoni, dopo la decisione del presidente di sospendere la seduta.
Poco fa il presidente della Commissione Luigi Marattin ha spiegato la situazione: “C’è stato un legittimo cambiamento rispetto ai numeri dello scontro sul catasto, e quindi oggi in Commissione c’è una situazione di parità, 24 a 24. Così le riforme non si possono fare“. Da un parte Pd, 5 stelle e Leu, dall’altra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. “Ho quindi interrotto i lavori – ha aggiunto Marattin – e mi sono rimesso a palazzo Chigi, avvertendo che la situazione politica è cambiata, e che serve un chiarimento ad altissimo livello“. L’esponente di Italia viva ha attaccato il centro destra: “Le delega, su cui ci sono stati chiarimenti su chiarimenti, non contiene nessun aumento delle tasse. Il sospetto è che il centro destra voglia sabotare la riforma“.
In questo momento si sta tenendo un vertice della Lega. Il segretario Matteo Salvini ha riunito il ministro Giorgetti e i responsabili economici del Carroccio. “Il partito – si legge in una nota – esclude categoricamente ogni ipotesi di aumento di tasse su casa, risparmi, titoli di Stato e affitti“. “Non è il momento di mettere le mani nelle tasche degli italiani” dice Salvini.
Si tratta appunto di una legge delega: un provvedimento cioè che assegna al governo il compito di riformare il fisco, fissando però alcuni principi cui l’esecutivo dovrà attenersi nel formulare il pacchetto di leggi. Un tema scivoloso, che tocca punti molto cari al Centro destra, come la flat tax, l’irap, le partite iva. Tanto che ieri sera, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri dedicata al Def, Mario Draghi ha risposto ad una domanda sulla delega. E il presidente del Consiglio, dopo l’appello all’unità della maggioranza, non ha escluso il ricorso alla fiducia a Montecitorio. D’altronde il ricordo della battaglia sul catasto, sul quale per ben due volte il governo si è salvato per un voto, è ben vivo.