L'Italia nella lista di Mosca dei paesi "ostili": cosa comporta per il nostro paese?
L’Italia è stata inserita da Mosca nell’elenco dei paesi “ostili” alla Russia. Nella black list ci sono tutta l’Unione europea, molti paesi occidentali, e anche piccole realtà come San Marino e Montecarlo. Il documento, approvato dal Consiglio dei ministri russo, ha come obiettivo primario quello di permettere ai debitori russi di pagare in rubli i creditori dei paesi “ostili“, ma comporta anche altre consguenze.
Prima di tutto ci sono i visti. Le autorità russe potrebbero ritirare quelli già concessi, provocando l’immediato rimpatrio di tutti i connazionali residenti nella Federazione russa. Il rientro in Italia è già stato per altro consigliato dalla Farnesina.
A medio-breve termine ci sono le conseguenze finanziarie. Rimborsare i creditori in rubli, una moneta che ha perso quasi metà del suo valore dall’inizio della crisi, significa per la Russia il default di fatto. Non a caso le quotazioni dei cosiddetti Cds (Credit default swap) sulla Russia sono in aumento. Si tratta delle assicurazioni contro il rischio di insolvenza. In pratica misurano il rischio che un certo creditore faccia default. Per la Russia questa possibilità è salita all’80%. Ma pagare in rubli implica anche pesanti ammanchi per i creditori internazionali. E le banche italiane sono tra le più compromesse con Mosca: le esposizioni con la Russia ammontano a 25,7 miliardi di euro. Gli istituti nostrani non solo hanno ridotto la loro esposizione in Russia meno di francesi e tedeschi dal 2014, ma addirittura negli ultimi tempi l’hanno leggermente aumentata.
I prezzi del grano, e del mais, sono già alle stelle, perché Ucraina e Russia da sole oltre il 10% della produzione mondiale. Il rischio è l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, come pane e pasta, soprattutto nei paesi “ostili” a Mosca.
Le ripercussioni più pesanti si avrebbero però sul fronte dell’energia. Oggi la Russia ha minacciato di chiudere i rubinetti del gas. Una misura estrema, perché sarebbe un problema anche per Mosca non avere più i milioni di euro che incassa quotidianamente per il suo gas, ma che non si può escludere. L’Italia importa da Mosca il 40% del suo fabbisogno. Gas che serve per la produzione di elettricità, per i riscaldamenti e per le fabbriche. Un primo piano di emergenza in caso del venir meno del gas russo è stato abbozzato dal governo, ma, a conti fatti, mancano ancora alcuni miliardi di metri cubi, almeno per quest’anno. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha fatto sapere che l’Italia sarà “indipendente dal gas russo in 24-30 mesi”. Le conseguenze di una penuria energetica nei prossimi mesi vanno dai black out, allo stop ai riscaldamenti, al rallentamento della produzione industriale.