Perdita della memoria, confusione, difficoltà a gestire gli impegni, difficoltà a trovare gli oggetti, problemi a scrivere e parlare, cambiamenti di personalità sono alcuni dei sintomi con cui compare il morbo di Alzheimer, malattia del cervello che provoca un lento declino delle capacità di memoria e di ragionamento. Adesso, però, potrebbero esserci nuove speranze nell’affrontare la malattia, poiché l’azienda statunitense Biogen chiederà a breve alla Fda, organo americano di regolamento sui farmaci, l’autorizzazione per il farmaco sperimentale “Aducanumab”. Si tratta di un anticorpo specifico contro la proteina tossica beta-amiloide, che è la principale indiziata nella demenza di Alzheimer. L’annuncio arriva dopo i risultati deludenti già sperimentati, e causati da un’analisi inaccurata sui test clinici, sostenendo che a un dosaggio maggiore l’anticorpo funziona: «Siamo fiduciosi nella prospettiva di offrire ai pazienti la prima terapia che riduce il declino clinico dell’Alzheimer», ha detto Michel Vounatsos, l’amministratore delegato della Biogen. Se approvato, dunque, Aducanumab diventerà il primo farmaco che cura l’Alzheimer, e, se la Fda darà l’ok per l’uso, ci vorranno circa un paio d’anni per l’autorizzazione. Secondo un Rapporto Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e Adi (Alzheimer‟s Disease International) la demenza, nelle sue molteplici forme, è stata definita “una priorità mondiale di salute pubblica”. In Italia circa un milione di persone è affetto da demenza, e recenti stime a livello internazionale indicano che nel mondo esistono oltre 35 milioni di persone affette da demenza, con 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno, e l’Alzheimer (ricordato ogni anno il 21 Settembre 2019 con la Giornata Mondiale Alzheimer) che potrebbe triplicare nei prossimi 40 anni.
Il parere della Fondazione Veronesi sulla malattia di Alzheimer, non guaribile attualmente, informa di farmaci che possono migliorare per un po’ di tempo alcuni sintomi cognitivi, funzionali e comportamentali e numerose tecniche e attività in grado di ridurre i disturbi del comportamento. I farmaci oggi disponibili sono gli inibitori della acetilcolinesterasi e la memantina, un farmaco che appartiene alla classe degli aminoadamantani. Gli inibitori della acetilcolinesterasi (un enzima che distrugge il neurotrasmettitore acetilcolina responsabile dell’invio di messaggi da una cellula nervosa all’altra) risultano efficaci nelle prime fasi della malattia e la memantina dovrebbe essere impiegata nelle forme moderatamente gravi o gravi. Le terapie di riabilitazione, invece, hanno lo scopo di mantenere il più a lungo possibile le capacità residue del malato. Un terzo dei casi di Alzheimer possano essere attribuiti a fattori di rischio modificabili, che potrebbero portare a una riduzione dei casi di malattia, o a ritardarne l’esordio. Gli studi scientifici recentemente si sono concentrati su questa innovativa e altamente rilevante area di indagine, mostrando come alcuni interventi possano migliorare la salute cognitiva e cerebrale degli anziani. La prevenzione, dunque, si basa sulla regolare e quotidiana attività fisica, un’alimentazione prevalentemente vegetale, l’allenamento mentale e la cura dei rapporti sociali, non fumare e prendersi cura della salute cardiovascolare.
Simona Cocola