Dal 25 al 27 novembre 2021 le porte della Fiera di Verona si aprono nuovamente per ospitare la 30esima edizione di Job&Orienta, salone dedicato a orientamento, formazione e lavoro.
Nei prossimi giorni, e precisamente dal 25 al 27 novembre, a Verona torna, e questa volta in presenza, Job&Orienta, il salone che si occupa di orientamento, formazione, lavoro. Quest’iniziativa, che giunge alla sua trentesima edizione, ha acquisito nel tempo importanza nazionale e, per diversi aspetti, non solo nazionale; essa rappresenta un momento importante per fare il punto su alcuni temi che riguardano nella sostanza la scuola, con il suo collegamento con il mondo produttivo e di conseguenza con il mondo del lavoro.
È anche la vetrina per presentare significative esperienze innovative da un punto di vista didattico, esperienze che possono diventare buone prassi da diffondere e realizzare. Del resto le istituzioni, chiamate a governare la scuola, sia a livello centrale che a livello territoriale, guardano con attenzione a questo salone, ritenendolo una fucina di idee, di proposte e di progetti. Non è infatti un caso la significativa presenza delle direzioni generali del Ministero dell’Istruzione, come non è un caso l’adesione di diverse direzioni delle Regioni.
C’è, se si vuole, anche di più: il ministro Patrizio Bianchi ha garantito la sua partecipazione diretta ed una video conferenza in diversi momenti della manifestazione perché ritiene, con il suo coinvolgimento, di condividere la filosofia del salone e, quindi, di sottolinearne l’importanza.
Prima di fare qualche considerazione su alcune tematiche collegate all’iniziativa, mi sembra utile fare qualche sottolineatura sulla presenza del Ministero dell’Istruzione.
Aderendo con convinzione alla manifestazione di Verona, che ha per titolo “Next Generation: orientamento, sostenibilità, digitale”, il Ministero dell’Istruzione sarà presente con un ricco programma ed un ampio spazio espositivo per illustrare i contenuti del “piano nazionale di Ripresa e Resilienza”, puntando ad evidenziare, tra le altre questioni, tutte le iniziative importanti progettate o già in parte realizzate negli istituti tecnici superiori, anche perché la riforma di queste scuole è certamente fondamentale per introdurre un più efficace collegamento tra scuola e mondo del lavoro.
Nei vari spazi, destinati alla scuola, vale a dire negli spazi specifici del Ministero dell’Istruzione, sarà pure possibile capire “come sta cambiando il mercato del lavoro – anche per effetto dell’innovazione tecnologica e dei processi di transizione ecologica in atto – e quali saranno le professioni e i percorsi di istruzione del futuro”.
In questo ambito il Ministero illustrerà le proprie strategie per il miglioramento del sistema di istruzione, con particolare attenzione all’innovazione della didattica, dei percorsi formativi e professionali e dell’orientamento.
Ma non sarà solo quest’aspetto a rendere interessanti le giornate del salone. Saranno infatti presentati pure i risultati delle prime sperimentazioni didattiche di un percorso scolastico, introdotto da qualche anno nelle scuole superiori, che è stato oggetto di contestazione sia da parte degli studenti sia da alcuni ambienti socio-economici. Mi riferisco ai moduli di “alternanza scuola-lavoro”. Per questo particolare momento didattico è prevista, promossa da Unioncamere, Ministero dell’Istruzione e Federmeccanica, la premiazione di “Storie di alternanza”.
La ritengo un’importante iniziativa, perché serve soprattutto a presentare una serie di aspetti positivi finora non valutati con il giusto peso dell’alternanza scuola-lavoro. Questa attività didattica infatti è stata spesso criticata, perché pochi, sia nel mondo della scuola, sia nel mondo delle imprese, non hanno creduto nella sua efficacia. Di conseguenza non è stata colta nel suo puntuale valore. Bene ha fatto Unioncamere, a condurre un’indagine su questo segmento dell’istruzione, cercando di individuare quei progetti di alternanza che hanno prodotto effetti in sintonia con lo spirito delle norme istitutive.
Il salone di Verona mi offre l’occasione anche per riprendere un altro grosso argomento, di cui ho già parlato anche su questo giornale ed in altre recenti occasioni culturali. Desidero affrontare ancora una volta il tema, sempre attuale e mai sufficiente approfondito. In parole semplici: l’orientamento scolastico.
È vero che per certi versi mi sento come Catone il Censore: lui andava in Senato a ripetere “bisogna distruggere Cartagine”, io continuo a ripetere “è necessario dare il giusto peso all’orientamento a scuola”. A mio avviso si fa ancora troppo poco per potenziare un’attività, quella dell’orientamento, che può dare, se fatta in modo efficace, non solo gli strumenti per fare scelte di vita alle studentesse e agli studenti, ma anche offrire un grosso contributo per la diminuzione e, in qualche caso, per l’eliminazione del drammatico fenomeno della dispersione scolastica in Italia.
Molti infatti, statistiche alla mano, sostengono che la dispersione scolastica sia una vera piaga che tra l’altro colpisce in modo pesante le allieve e gli allievi dei primi due anni delle scuole superiori. Anche nelle università gli abbandoni non sono meno pesanti. Tra le tante cause di questa dispersione va allora certamente collocato un orientamento impostato in termini poco incisivi, per raggiungere gli obiettivi che un’attività di questo tipo deve invece garantire.
Se guardiamo come si svolge il lavoro di orientamento, arriviamo ad una conclusione che ci lascia a dir poco perplessi: nella maggior parte dei casi tutto si risolve in una serie, spesso superficiale, di informazioni che riguardano i corsi di formazione svolti dai vari istituti scolastici. Alle studentesse e agli studenti sono somministrate notizie che non sono molto idonee a far capire le peculiarità dei percorsi scolastici, che vengono presentati.
Per la verità qualche piccolo passo avanti rispetto ad un passato neppure tanto lontano è stato compiuto. Prima infatti il tutto si riduceva ad una serie di informazioni somministrate in un periodo di tempo non superiore ad un’ora. Mi ricordo incontri di orientamento che vedevano la partecipazione di più insegnanti provenienti da istituti diversi che, con il coordinamento di un docente degli allievi interessati a compiere la scelta del loro futuro, decantavano le caratteristiche dei vari corsi, cercando di catturare l’interesse dei giovani con proposte allettanti, facilmente intuibili.
A volte si aveva l’impressione di assistere alla vendita di prodotti di cui venivano decantate le qualità. Oggi, come accennavo, qualche passo avanti è stato compiuto. Gli istituti , per far conoscere il loro lavoro didattico di formazione aprono le porte e permettono alle studentesse e agli studenti di avere qualche informazione in più, offrendo agli stessi anche la possibilità di visitare le aule attrezzate, i laboratori, le officine ed altro.
Tutto questo però non è assolutamente sufficiente perché non serve ad orientare in modo completo, serve a permettere di conoscere qualche aspetto dell’attività scolastica.
L’orientamento è un’attività che riguarda non solo l’ultimo anno di un ciclo scolastico, ma è un’attività che riguarda tutto il percorso scolastico e forse riguarda tutta la vita lavorativa. Sì, lo ribadisco, riguarda anche tutta la vita lavorativa di una persona.
Fino a qualche tempo fa, quando l’occupazione intrapresa dopo la scuola durava fino all’età della pensione – magari sempre nella stessa azienda – l’attività di orientamento poteva ben terminare alla fine del ciclo scolastico. Oggi però, in un tempo in cui è definitivamente tramontato il sogno del posto fisso, l’attività di orientamento deve continuare “lungo tutto l’arco della vita lavorativa”. Non voglio però in questa sede parlare di orientamento post-scuola. Ritengo utile fare qualche considerazione sull’orientamento scolastico.
L’orientamento deve essere un segmento didattico presente in tutte le classi, a cominciare già dai primi anni delle scuole elementari. A mio avviso è indispensabile studiare la personalità di ogni individuo fin dal suo ingresso nella scuola primaria. Individuare le tendenze e le inclinazioni è un’azione fondamentale in uno stato, tra l’altro, la cui Costituzione non riconosce solo il diritto allo studio – principio generico – ma anche il diritto all’apprendimento – principio specifico legato alle singole persone – e di conseguenza tende a garantire una formazione confezionata su misura.
Un lavoro di orientamento iniziato alle elementari permette di cogliere le tendenze anche sociali, e quindi professionali, facendo evolvere durante gli anni quelle che sono le naturali inclinazioni, presenti in ogni essere umano.
Tutta questa attività, portata avanti, con le dovute tecniche per contribuire ad orientare in base all’età, durante le scuole medie inferiori, permette alle alunne e agli alunni arrivati all’esame di licenza media di compiere le scelte opportune. Deve dunque essere costruito un percorso che occuperà molte ore, con la presenza tra l’altro degli opportuni specialisti, in grado di impostare su basi scientifiche tutto il lavoro appena illustrato, sia pure in modo molto sommario. Quanto infatti ho appena detto rappresenta un insieme di titoli di capitoli tutti da implementare.
Poiché il tempo stringe, se si vuole veramente fare dell’istruzione il volano per costruire una società migliore e se veramente si vuole, come dice il titolo del salone di Verona, creare una scuola idonea ad orientare al mondo del lavoro, si deve, utilizzando anche risorse del PNRR, costruire un percorso didattico di orientamento che possa servire a far crescere la scuola.
Dobbiamo muoverci perché il futuro è già cominciato.
Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative