La settimana si chiude malissimo per il mercato finanziario, affossato dalla guerra in Ucraina
Le borse europee chiudono la settimana con un vero e proprio tracollo, a causa delle pessime notizie che arrivano dall’Ucraina. In una seduta le piazze del vecchio continente bruciano 393 miliardi di euro di capitalizzazione. La peggiore è Milano. Il Ftse Mib perde oltre il 6% e scende sotto i 23 mila punti. Male anche Parigi (-5%), Londra (-3,2%) e Francoforte (-4,41%). Wall street ha aperto in calo, seppure contenuto. A Piazza affari i titoli peggiori sono quelli bancari. Maglia nera però è ancora una volta Tim (-15%), ormai al minimo storico.
Di contro, volano i prezzi di gas, petrolio e grano, i beni più condizionati dalla guerra in Ucraina. L’oro nero ha sfondato quota 110 dollari al barile su tutti i mercati. E alla pompa, un litro di verde costa ormai 2 euro. In salita anche le quotazioni del gas naturale in Europa, mentre il grano fa segnare veri e propri record. Alla borsa di Parigi ha raggiunto i 400 euro la tonnellata, +38% in una settimana.
La borsa di Mosca continua intanto a essere chiusa, e lo sarà almeno fino all’8 marzo compreso. Si tratta di una sorta di “sospensione” per possibile “eccesso di ribasso”. In pratica, si cerca di evitare un diluvio di vendite e perdite da profondo rosso per le aziende di stato e soprattutto gli oligarchi. La Borsa di Mosca non chiudeva dal 1917.