Nel suo ultimo rapporto l'Istat afferma che nonostante il 75% degli italiani descriva positivamente il clima familiare durante la seconda ondata epidemica più di un quinto ha avuto difficoltà economiche.
Più di un quinto della popolazione (il 22,2%) ha avuto difficoltà nel far fronte ai propri impegni economici come pagare mutuo, bollette, affitto, spese per i pasti). Lo ha rivelato l‘Istat nel rapporto condotto tra dicembre 2020 e gennaio 2021 su comportamenti e opinioni dei cittadini durante la seconda ondata pandemica. L’Istituto ha evidenziato inoltre come il 50,5% degli intervistati ritenga che la situazione economica del Paese peggiorerà.
Complessivamente sono più di 11 milioni le persone che durante la seconda ondata hanno riscontrato difficoltà economiche (pari al 22,2%) e tra questi oltre tre milioni, hanno incontrato problemi nell’affrontare le spese alimentari. Dall’analisi emerge che le difficoltà si sono spesso sovrapposte: la maggior parte di chi ha avuto problemi non è riuscita a fronteggiare almeno due impegni economici (76,2%), il 34,7% (pari a tre milioni e 800mila persone) almeno quattro.
Nello specifico il 13,4% degli intervistati, o un loro familiare convivente), ha dichiarato di avere incontrato problemi col pagamento delle bollette (l’11,8% ha dovuto rimandarne il pagamento, il 9,1% non è riuscito a pagarle), il 16,5% ha dovuto rinunciare alle vacanze, il 13,9% non è riuscito a fare fronte a una spesa imprevista, il 6,3% non è riuscito a pagare le rate di un mutuo o di un prestito o le spese necessarie per i pasti mentre il 6,7% non è riuscito a pagare l’affitto.
In totale un cittadino su dieci ha avuto bisogno di un aiuto economico: hanno fruito di questi aiuti oltre 6 milioni di persone; il 68% ha chiesto un solo aiuto, il 22,5% ne ha chiesti due e il rimanente 9,5% almeno tre. In generale, hanno avuto bisogno di aiuti soprattutto i giovani tra i 25 e i 34 anni (22,1%), molto meno gli anziani (3,1% degli ultrasettantaquattrenni).
Nonostante per più di tre cittadini su quattro la pandemia non abbia avuto conseguenze sulla situazione economica familiare, per il 20,5% le condizioni economiche sono peggiorate rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria, soprattutto tra le persone di età compresa tra i 25 e i 44 anni (26,7%), meno tra gli anziani (12% dopo i 64 anni). Tra gli uomini di 25-34 anni si arriva al 31,6% (21,6% tra le donne della stessa classe di età) mentre è decisamente più contenuta (2,8%) la quota di quanti hanno dichiarato un miglioramento delle condizioni economiche familiari.
Unica nota positiva è la descrizione del clima familiare da parte degli italiani: più di 3 cittadini su 4 hanno scelto parole di significato positivo, solo l’8,4% ha scelto termini di accezione negativa. Il 93,1% definisce buoni (49,1%) o ottimi (44,0%) i rapporti con i familiari conviventi, per il 6,7% non sono buoni né cattivi mentre solo lo 0,3% li definisce cattivi o pessimi.
“Sereno” (27,6%), “buono” (18,8%), “tranquillo” (12,2%) sono i lemmi usati più frequentemente nell’ambito delle parole positive. Tra le negative spiccano i termini “teso” (13,7%), “preoccupato” (11,1%), “agitato” (5,6%).
Mentre le parole che i cittadini hanno scelto di utilizzare per descrivere le giornate durante la seconda ondata epidemica confermano le difficoltà affrontate durante il primo lockdown: solo il 34,1% ha utilizzato parole di accezione positiva, il 44,7% si è espresso negativamente e il 21,2% in termini né negativi né positivi.
Le parole utilizzate con maggior frequenza per descrivere la giornata sono: “tranquilla” (pari al 38,2% delle parole positive, 23,0% ad aprile 2020) e “serena” (pari al 15,2% delle parole positive, 6,7% ad aprile 2020). Tra le parole di segno opposto più usate compaiono: “noiosa” (17,2%, 21,5% ad aprile 2020), “monotona” (8,9%) e lunga (7,2%).