Continuano le tensioni tra Regioni e governo. Questa volta al centro del dibattito c’è la questione legata all’avvio della stagione dello sci: da un lato il governo sarebbe intenzionato a far proseguire lo stop forzato agli impianti per evitare inutili spostamenti di persone e la malaugurata eventualità che si verifichino assembramenti che potrebbero dar vita ad un’aumento dei contagi, dall’altre le Regioni che spingono per un’apertura in tempi brevi.
Stamane la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha annunciato di aver effettuato un passo importante a tutela dell’economia della montagna: sono state approvate le linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici da parte degli sciatori amatoriali in vista delle prossime festività. Il documento individua tutte le misure di prevenzione del contagio da Sars-Cov-2 da predisporre per l’utilizzo in sicurezza degli impianti di risalita all’interno di stazioni, aree e comprensori sciistici nella stagione invernale.
”Accanto alle regole approvate oggi dalla Conferenza della Regioni per l’apertura degli impianti di risalita, si dovrà predisporre un piano per un’apertura in sicurezza della stagione invernale”, aggiungono in merito al protocollo sci, che delinea le linee guida da adottare per poter riaprire funivie e seggiovie e che ora verrà portato all’attenzione del Comitato tecnico scientifico.
La scadenza entro la quale bisognerà prendere una decisione sull’eventuale apertura della stagione bianca sarà il fatidico 3 dicembre, ossia alla scadenza dell’ultimo Dpcm. Data che arriverà ridosso dell’8 dicembre, tradizionale giorno di apertura della stagione sciistica.
Il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, ha informato che tale documento sarà inviato al governo “come contributo propositivo per non compromettere la stagione sciistica” e soprattutto per non creare “un danno irreversibile all’economia della montagna dei nostri territori“.
Del medesimo avviso Luca Zaia, secondo il quale una stagione senza sci sarebbe da considerarsi “un suicidio” sia sul piano economico sia su quello sociale. Al governatore del Veneto non va giù l’idea che altre nazioni limitrofe all’Italia come Svizzera, Francia e Austria possano riaprire gli impianti a differenza di quanto l’esecutivo vuole attuare nel nostro Paese: “Lo sci si pratica sulla cresta delle montagne ed è per questo che vorremo un coordinamento europeo perché pensare di vedere che da altre parti si scia mentre noi siamo chiusi è difficilmente giustificabile”.
Addirittura c’è chi come il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, ipotizza di consentire la pratica dello sci, che per la cronaca è un’attività sportiva che potrebbe tranquillamente far parte di quelle consentite, decidendo di lasciar chiusi bar e ristoranti. Per Cirio sarà fondamentale “trovare un punto di equilibrio”, così come stanno già facendo altri Paesi europei.
I rappresentanti delle Regioni alpine assicurano che le società degli impianti a fune “sono fortemente impegnate nel mettere in campo tutte le misure necessarie a evitare il più possibile situazioni di rischio, prediligendo strumenti contactless facilitati dalle nuove tecnologie”. Inoltre si stanno impegnando fortemente a promuovere ed ampliare le possibilità di acquisto di skipass e stagionali on line accompagnate da modalità di recapito allo sciatore senza passare da casse e uffici skipass.
Carlo Saccomando