Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto che allenta le misure di contrasto al virus
Il Consiglio dei ministri ha varato il nuovo decreto legge sull’emergenza Covid 19. Le decisioni sono state prese al termine di una lunga serie di riunioni, cominciata con le indicazioni del Comitato tecnico scientifico e proseguita con la cabina di regia.
“I provvedimenti di oggi vanno nella direzione di una ancora maggiore riapertura del Paese“, ha detto ai ministri riuniti a palazzo Chigi il presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha aggiunto: “I dati sulle vaccinazioni sono molto incoraggianti. Vogliamo un Italia sempre più aperta, soprattutto per i nostri ragazzi.” Proprio sulla scuola si concentrano le principali novità, che vanno nella direzione di un superamento dell’attuale regime delle quarantene, ritenuto, come ha ammesso lo stesso premier, troppo restrittivo e complicato.
Una novità, per altro attesa, riguarda la durata del green pass, che diventa indefinita per chi ha assunto tre dosi di vaccino, oppure due dosi ma ha contratto il covid. Per questi soggetti la certificazione verde sarà senza scadenza. Inoltre, tutte le restrizioni previste per le zone rosse non varranno più per i vaccinati.
Ma le decisioni più importanti, su cui la maggioranza si è divisa, riguardano appunto la scuola. Il Consiglio dei ministri, forte del parere favorevole degli esperti del Cts, ha ridotto la durata delle quarantene per gli studenti che hanno un compagno positivo già a partire dalle elementari: l’isolamento passa da 10 a 5 giorni per i non vaccinati, mentre i vaccinati potranno continuare ad andare in classe regolarmente. L’obiettivo è di limitare al massimo il ricorso alla didattica a distanza.
Per i bambini più piccoli, fino a 6 anni, la dad scatterà al quinto caso positivo in classe e andrà avanti per 5 giorni. Proprio questa distinzione, tra immunizzati e non, era sgradita alla Lega, che questa mattina, al termine del Consiglio federale, aveva chiesto di non stabilire “nessuna differenziazione tra bimbi vaccinati e non vaccinati“. Tanto che i ministri leghisti si sono astenuti sul provvedimento, ritenuto discriminatorio.