Termina a Castellamare del Golfo, comune in provincia di Trapani affacciato sul Mediterraneo, la latitanza di Leonardo Badalamenti, secondogenito dello storico boss mafioso Gaetano Badalementi, soprannominato ‘don Tano‘, per anni al vertice della cosca mafiosa di Cinisi, a capo della Commissione di Cosa Nostra negli anni ’70 e inoltre riconosciuto come mandante dell’omicidio di Peppino Impastato, avvenuto il 9 maggio 1978.
L’arresto è stato eseguito dalla Dia di Palermo, coordinata dal II Reparto “Investigazioni Giudiziarie”, in collaborazione con lo Scip e la polizia brasiliana. Sul 60enne pendeva un mandato di cattura internazionale emesso dall’Autorità Giudiziaria di San Paolo del Brasile per associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti e falsità ideologica. In attesa dell’estradizione, Badalamenti è stato trasferito nel carcere Pagliarelli di Palermo.
Secondo le autorità brasiliane l’uomo era già sfuggito ad un ordine di cattura nel 2017 e da quel momento era stato considerato latitante. In Brasile, l’uomo utilizzava un’identità falsa, quella dell’uomo d’affari Carlos Massetti. Nel Paese sudamericano aveva anche registrato la nascita del suo primo figlio, chiamato Gaetano in memoria del nonno.
Nel 2009 il Ros dei Carabinieri aveva già arrestato Leonardo Badalamenti con l’accusa di associazione di stampo mafioso, corruzione, truffa e trasferimento fraudolento di valori. Nella stessa operazione vennero catturate altre 19 persone.
Mentre qualche anno prima l’uomo era stato al centro di alcune indagini riguardanti una serie di raggiri ai danni di alcuni istituti di credito: tra il 2003 e il 2004 venne accusato di negoziare titoli di debito pubblico emessi in Venezuela servendosi di un funzionario corrotto della banca centrale. Inoltre era stato coinvolto in una tentata truffa ai danni di alcune tra le più grandi banche d’investimento del mondo, come la Hong Kong Shangai Bank, La Lehman Brothers e la Hsbc, per un importo complessivo di centinaia di milioni di dollari.
Carlo Saccomando