ROMA. La Commissione europea ha finalmente colto l’allarme lanciato da Coldiretti e dal vicepresidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento, Paolo De Castro, che circa un mese fa aveva presentato un’interrogazione scritta .
Coldiretti ha spiegato che lo stratagemma utilizzato dagli allevatori ucraini consisteva nell’esportare un nuovo taglio composto da petto e ala chiamato “breast with cap in” e classificato come pollame generico. In questa maniera il prodotto è stato in grado di aggirare la norma europea ed evitare di pagare dazi più alti su pezzi pregiati come il petto. Grazie a questo trucco il pollame è riuscito a superare i confini dell’Unione Europea a tariffa zero per essere poi preparato e venduto invece come pregiato petto a ristoranti, mense e in altri canali industriali dove non c’è la possibilità per il consumatore finale di verificarne l’origine o l’etichetta.
“Questa frode ha favorito la concorrenza sleale agli allevatori italiani ed europei che affrontano costi di produzione maggiori e che nell’ultimo anno hanno subito il boom delle importazioni di carne di pollo dall’Ucraina cresciute del 53,7% nel solo 2018 superando le 123mila tonnellate. La Commissione Ue – dichiara Coldiretti – ha raggiunto un accordo con le autorità ucraine che elimina il rischio di importazioni potenzialmente illimitate di carne di pollame da quel Paese con la proposta al Consiglio dei ministri al commercio Ue di applicare l’intesa in via provvisoria già al termine della ratifica da parte dell’Ucraina“.
Sul nostro territorio sono presenti 18.500 allevamenti con una filiera che, con oltre 55mila addetti, comprende anche 400 stabilimenti per la produzione di mangimi, 174 macelli piccoli e grandi e oltre 500 stabilimenti per la trasformazione. L’Italia con oltre 1,3 milioni di tonnellate di carni avicole è uno dei principali produttori europei di pollame, insieme a Germania, Spagna, Francia, Regno Unito e Polonia. Coldiretti ha affermato che il nostro Paese è decisamente in grado di soddisfare la richiesta dei consumatori italiani vista la produzione interna e i consumi, pari a oltre 20 chili pro capite. “In un momento di generale rallentamento dell’economia mondiale bisogna tutelare ancora di più produzioni e posti di lavoro – conclude il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – garantendo il rispetto delle regole, la trasparenza delle filiere e la correttezza degli scambi commerciali”.