Nel mondo della mixology, si discute sulla novità sbarcata direttamente dall’America: i cocktail alla spina. Per alcuni si tratta di un’idea divertente e originale, ma molti italiani rimangono scettici a questo nuovo modo di intendere le miscele alcooliche. Farsi preparare un drink dal bartender di fiducia o farsi servire un miscuglio standardizzato, sebbene gli ingredienti siano di qualità, non può infatti essere la stessa “avventura”.
Molti bar vogliono essere sempre ai passi con i tempi, soprattutto nelle grandi città. Così, in molti sono disposti a sperimentare di tutto, andando anche oltre la tradizione e il gusto tipico italiano.Ecco che in alcuni locali, soprattutto nelle grandi metropoli come Roma o Milano, si è deciso di seguire il trend che sta spopolando in America: spillare i cocktail.
Così, un Negroni o un Gintonic verrà servito in un mix già preparato: l’anidride carbonica presente nel fusto aiuterà la conservazione degli ingredienti. Molti hanno deciso inoltre di creare delle associazioni tra cibo e bevanda, andando alla ricerca dei gusti che si abbinano tra loro.
Chi ha introdotto questo nuovo business lo ha considerato divertente e originale. Soprattutto in Italia, però, è molto difficile concepire questo nuovo trend. Anche i sostenitori del “draft cocktail” ammettono che la bevanda alla spina non potrà mai essere sostituita da una creata sul momento.
Spillare i drink porterebbe alla standardizzazione di un prodotto, rischiando così di togliergli l’aura di cui ha sempre goduto. Le “creazioni” del barman sono considerate, da alcuni, quasi come un’opera d’arte.
Questa figura professionale è in grado di simpatizzare con il cliente e creare sul momento, vis-a-vis, un mix unico. Può sperimentare nuovi gusti, oppure nuove composizioni per bicchieri originali e colorati. Riesce a consigliare in base al gusto del cliente e, se necessario, è in grado di improvvisare. Senza parlare di coloro che si cimentano nel flair bartending, dando vita a un vero e proprio spettacolo all’insegna del lancio di misurini e bottiglie.
Vien da sé che, per gli italiani, bere un drink è un’avventura multisensoriale, e non solo una bevanda da consumare in maniera disinteressata. Il suo procedimento è quindi parte integrante di un’esperienza unica che non può essere sostituita da una spillatrice.
Non c’è niente di sbagliato nel provare qualcosa di nuovo. Ognuno ha i propri gusti e su questo non si può discutere. Tuttavia, il draft cocktail è un procedimento che penalizza la qualità in nome della quantità, la personalizzazione della bevanda verso una sua standardizzazione. Un mestiere ricercato come quello del bartender potrebbe inoltre venire meno.
Ecco perché questo trend ha senso di esistere in America, laddove è nato, ma sta facendo molta fatica ad affermarsi in un Italia. Nel nostro Paese è ancora molto sentito l’attaccamento ai gusti genuini e la qualità dei prodotti, che siano cibi o bevande.