• 19 Novembre 2024
  • DAL MONDO

Cinque anni fa la strage al Charlie Hedbo: Parigi ricorda

PARIGI. Nella capitale francese cinque anni fa, alle 11.30 del 7 gennaio 2015 due uomini mascherati e armati di Kalashnikov fanno irruzione nella sede di Charlie Hebdo, il settimanale satirico dallo spirito particolarmente caustico già finito nel mirino degli integralisti islamici. Diciassette sono i morti ed è quello l’inizio di un anno nero per la Francia. A distanza di un lustro esatto la Francia ricorda l’attentato che ha dato il via a una lunga serie nera, culminata pochi mesi dopo – a novembre del 2015 – nella strage dei bistrot parigini e del Bataclan.

Durante la riunione di redazione del giornale i fratelli jihadisti Cherif e Said Kouachi aprono il fuoco e uccidono le 12 persone presenti e tra questi Stéphane Charbonnier in arte Charb, direttore e disegnatore e i vignettisti Jean Cabut in arte Cabu, Georges Wolinski, Bernard Verlhac in arte Tignous, e Philippe Honoré. Muore anche Michel Renaud, fondatore del festival Rendez-vous du Carnet de voyage, mentre i giornalisti Philippe Lançon e Fabrice Nicolino rimangono feriti, come il vignettista Laurent Sourisseau in arte Riss e il webmaster Simon Fieschi. All’avvocatessa e scrittrice Sigolène Vinson puntano un’arma alla tempia dicendole: “Non ti uccidiamo perché non uccidiamo le donne, ma tu leggerai il Corano”. Poi, fuggono gridando “abbiamo vendicato il profeta Maometto! Abbiamo ucciso Charlie Hebdo!“.

Due giorni dopo la caccia all’uomo si conclude in una tipografia della banlieue dove i Kouachi vengono uccisi dalle forze speciali. Nelle stesse ore, un complice, Amedy Coulibaly, colpisce la comunità ebraica prendendo degli ostaggi nel supermercato Hyper Cacher alle porte della capitale. Uccide quattro persone prima di essere a sua volta ucciso dalle teste di cuoio. Il giorno prima, aveva ammazzato una poliziotta a Montrouge, a sud di Parigi.

Piero Abrate

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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