ROMA. L’ictus si può contrastare riducendo il fumo. I tabagisti hanno, in effetti, un rischio due volte maggiore di essere colpiti da ischemia cerebrale. Pertanto, smettere di fumare può produrre benefici importanti. Molti vantaggi si ottengono già dopo poche settimane e, dopo cinque anni, il rischio cerebro-cardiovascolare degli ex fumatori è simile a quello di chi non ha mai avuto questa cattiva abitudine. A evidenziarlo, in occasione di Aprile mese della prevenzione dell’ictus cerebrale, è Alice Italia Onlus, l’associazione che si batte per la lotta all’ictus.
Il fumo, unico fattore di rischio che si può rimuovere completamente, è il grande nemico delle arterie, in quanto la nicotina provoca la riduzione del diametro delle arterie, riducendo di fatto la circolazione del sangue. Ciò facilita la formazione di coaguli, che andando in circolo possono danneggiare cuore, cervello, reni e altri organi. Quando un trombo ostruisce improvvisamente una arteria cerebrale si parla di ictus, che colpisce ogni anno nel mondo circa 15 milioni di persone e nel nostro Paese circa 150.000.
“L’ictus è un evento improvviso, inatteso e traumatico – spiegano dall’associazione Alice –. Fumare comporta un rischio due volte maggiore di essere colpiti da ictus: i fumatori hanno la probabilità doppia che si verifichi un ictus ischemico e ben quattro volte superiore che si verifichi un ictus emorragico. Più della metà dei fumatori reduci da una ictus riprende il vizio una volta lasciato l’ospedale, ma in questo caso il rischio di morire triplica, arrivando addirittura a quintuplicare se il paziente riprende in mano la sigaretta una settimana dopo la dimissione”.
In Italia sono 12 milioni i fumatori, e a preoccupare è l’abitudine al fumo nei giovanissimi, nei ragazzi e ancor più nelle ragazze, che a questa dipendenza tendono ad associarne altre ugualmente pericolose. Fondamentali per gli esperti sono quindi la prevenzione e l’adeguata consapevolezza che smettere di fumare o non cominciare affatto è importante, tenendo conto del fatto che comunque l’ictus è, come tutte le malattie cardiovascolari e i tumori, una malattia multifattoriale, cioè dovuta alla concomitante azione di più fattori.
In quanto alle terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomia meccanica), quelle attualmente disponibili possono evitare del tutto o migliorare in modo sorprendente gli esiti, ma la loro applicazione secondo l’Associazione rimane a tutt’oggi molto limitata per motivi come la scarsa consapevolezza dei sintomi, il conseguente ritardo con cui chiama il 112 e quindi si arriva negli ospedali idonei, il ritardo intra-ospedaliero e, infine, la mancanza di reti ospedaliere appropriatamente organizzate.