ROMA. Centinaia di italiani infettati da uno spyware – software che raccoglie informazioni – sviluppato da un’azienda italiana, distribuito sui dispositivi Android e capace di bypassare i filtri di sicurezza Google. Si chiama Exodus, è stato identificato da un gruppo di ricercatori, la storia è ripresa dal sito Motherboard che parla di “malware governativo”. “Riteniamo – dicono i ricercatori – che sia stato sviluppato dalla società eSurv, di Catanzaro, dal 2016″.
La procura di Napoli ha aperto un fascicolo d’indagine tempo fa: la prima individuazione del malware è infatti avvenuta proprio nel capoluogo partenopeo. Mentre la società Esurv sembra sparita da Internet: se si fa la ricerca sul web compare una pagina con la scritta “notfound” e sulla pagina Facebook c’è la dicitura “questo contenuto non è al momento disponibile”. Il Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti, approfondirà la vicenda e a quanto si apprende, nei prossimi giorni chiederà al Dis, il dipartimento che coordina l’attività delle agenzie di intelligence, notizie e aggiornamenti sulla vicenda.
“Abbiamo identificato – spiegano i ricercatori – copie di uno spyware sconosciuto che sono state caricate con successo sul Google Play Store più volte nel corso di oltre due anni. Queste applicazioni sono normalmente rimaste disponibili per mesi”. Google, proprietaria di Play Store, negozio digitale dove si scaricano le app, contattata dai ricercatori ha rimosso le applicazioni e ha dichiarato che “grazie a modelli di rilevamento avanzati, Google Play Protect sarà ora in grado di rilevare meglio le future varianti di queste applicazioni”. Alcuni esperti hanno riferito a Motherboard che l’operazione potrebbe aver colpito vittime innocenti “dal momento che lo spyware sembrerebbe essere difettoso e mal direzionato. Esperti legali e delle forze dell’ordine hanno riferito al sito che lo spyware potrebbe essere illegale”.
Il software spia agiva in due step. Exodus One raccoglieva informazioni base di identificazione del dispositivo infetto (in particolare il codice Imiei che consente di identificare in maniera unica uno telefono ed il numero del cellulare). Una volta individuate queste informazioni si passava alla fase Exodus Two, veniva installato un file che raccoglieva dati e informazioni sensibili dell’utente infettato come la cronologia dei browser, le informazioni del calendario, la geolocalizzazione, i log di Facebook Messenger, le chat di WhatsApp. Secondo gli esperti, il software spia è stato utilizzato tra il 2016 all’inizio del 2019, copie dello spyware sono state trovate caricate sul Google Play Store, camuffate da applicazioni di servizio di operatori telefonici. Sia le pagine di Google Play Store che le finte interfacce di queste applicazioni malevole sono in italiano.
Secondo le statistiche pubblicamente disponibili, in aggiunta ad una conferma di Google, la maggior parte di queste applicazioni hanno raccolto qualche decina di installazioni ciascuna, con un caso che superava le 350 unità. Tutte le vittime si trovano in Italia.