FIRENZE. Può l’arte essere censurata nel 2019 in una società che non fa altro che “mostrarsi” attraverso qualunque mezzo? Pare di sì. Il social network Instagram, infatti, avrebbe censurato il video promozionale della mostra che dal prossimo 28 settembre al 12 gennaio 2020 celebra la pittrice russa, nata nel 1881 e morta nel 1962, Natalia Goncharova in Palazzo Strozzi impedendo la pubblicazione a causa di “immagini raffiguranti nudità e porzioni di pelle eccessive”. La denuncia arriva proprio dalla Fondazione Palazzo Strozzi, che sottolinea il riferimento all’opera “Modella” (su sfondo blu), che sarà esposta nella rassegna. Paradossale il fatto che, come commentato da Palazzo Strozzi, Natalia Goncharova “viene censurata oggi come nel 1910 quando in Russia fu la prima donna a esporre dipinti di nudi femminili mostrando il suo spirito anticonformista. Fu accusata e processata per offesa alla pubblica morale e pornografia ma venne sempre assolta”.
Palazzo Strozzi celebrerà Natalia Goncharova, straordinaria figura femminile dell’arte del Novecento, attraverso una grande retrospettiva che ripercorre la sua vita controcorrente e la sua ricca e poliedrica produzione a confronto con capolavori di celebri artisti come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, e Umberto Boccioni provenienti dalle collezioni dei più prestigiosi musei internazionali. Attraverso 130 opere, in una sorta di viaggio tra la campagna russa, Mosca e Parigi, le due città simbolo dell’artista, la mostra permette di scoprire la biografia anticonformista di una donna che ha saputo vivere per l’arte, creando un’originale fusione di tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, e rendendo la propria opera un esempio unico di sperimentazione tra stili e generi artistici, dal Neoprimitivismo al Raggismo, dalla pittura e la grafica al lavoro per il teatro. La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Tate Modern, Londra, con la collaborazione di Ateneum Art Museum, Helsinki, il sostegno di Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, e il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.