TORINO. C’è una televisione particolare, che non fa audience, antica, ma sempre attuale. E’ la televisione che non si vede. E’ un fenomeno che interessa parecchie zone del territorio italiano e che in Piemonte penalizza oltre mezzo milioni di cittadini. Non è un problema di antenne o di apparecchi televisivi datati o superati; il problema è causato dalla carenza di segnale. Secondo Roberto Colombero di Uncem (Unioni Montane) e Presidente dell’Unione montana Valle Maira “E’ una realtà parallela a quella della telefonia mobile, che dimostra la fragilità delle politiche di investimento dei grandi operatori, a partire da Rai e da Tim. Non investono e lasciano scoperte intere porzioni di territorio alpino e appenninico”.
Durante il convegno che si è tenuto a Torino, nella Sala Viglione, il 14 febbraio, promosso a Torino dal Corecom, i vertici di RaiWay hanno invece assicurato che tutto funziona regolarmente, minimizzando la presenza di aree in cui piemontesi hanno difficoltà a vedere i canali Rai. Analisi contestata da Uncem secondo la quale “Giorno dopo giorno la situazione peggiora e a farne le spese è chi vive nelle valli”.
Colombero ha anche presentato la ricetta per migliorare la situazione. “I problemi si superano solo con investimenti fatti d’intesa con gli Enti locali. Tim e Rai hanno garantito un servizio solo in alcune aree del Piemonte, e dell’Italia, quelle a più alta densità di popolazione. Nelle valli, non fosse stato per le Unioni montane, che hanno fatto grandi investimenti in ripetitori, la situazione sarebbe ancor più drammatica. Il dialogo con gli Enti locali, con Uncem, si costruisce solo a fronte di impegni”.
In attesa e nella speranza che ciò avvenga, chi vive nelle più suggestive, ma anguste vallate, può ammirare uno strepitoso panorama naturale, ma quando accende la televisione spesso è costretto a guardare schermi 4K cubettosi o senza segnale.