Filippo Brunelleschi, uno dei più importanti artisti del Rinascimento italiano vissuti tra il 1377 ed il 1446, torna al centro dell’interesse culturale nazionale. Da un manoscritto riguardante la sua vita, infatti, è giunta una nuova trascrizione che interesserà molto gli studiosi del periodo e non solamente.
Il manoscritto in esame, conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, sta all’interno del Fondo Magliabechiano. L’autore dello scritto è Antonio di Tuccio Manetti (1423-1497), umanista e biografo ufficiale di Brunelleschi.
Manetti redasse la “Notizia di Filippo di ser Brunellesco” quando l’artista era ancora in vita, integrando le altre informazioni con testimonianze di persone direttamente conosciute dal grande maestro.
Quest’opera aiuta a comprendere l’esistenza di un architetto, scultore e matematico fiorentino, una vita altrimenti poco nota. Brunelleschi, grazie ai suoi studi d‘ingegneria, apre la questione della prospettiva a punto unico di fuga nell’arte dell’epoca, influenzando i lavori, a partire da quelli dei più giovani Donatello e Masaccio, nei secoli successivi.
Gli interessi artistici di Brunelleschi riguardano soprattutto l’ambito architettonico a Firenze e dintorni, sintetizzati nella mirabile cupola della chiesa di Santa Maria del Fiore del Duomo di Firenze. Questo luogo di culto cattolico era già celebre per il suo campanile edificato da Giotto, ma Filippo indirizzò la costruzione verso nuovi traguardi ancora non studiati nel precedente periodo medioevale.
Altri suoi lavori di notevole importanza furono lo Spedale degli Innocenti, la Sagrestia Vecchia nella basilica di San Lorenzo, la Rotonda di Santa Maria degli Angeli e soprattutto la Cappella de’ Pazzi.
I promotori dell’iniziativa sono quelli dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Un ampio contributo arriva dalla Fondazione Biblioteche Cassa di Risparmio di Firenze. Mercoledì 22 dicembre il volume della nuova trascrizione vedrà la luce nei locali della stessa Fondazione.
Il libro, edito da Mandragora, è a cura di Antonio Natali, storico dell’arte nonché già direttore della Galleria degli Uffizi dal 2006 al 2015. Oltre a lui, ha curato il volume anche Giuseppe Giari, coordinatore dell’archivio fotografico dell’Opera di Santa Maria del Fiore.
La nuova edizione ha avuto origine da un insieme di ragioni. Una è l’introvabilità di quella precedenza, l’importanza dell’opera in sé ed i 600 anni dall’avvio dei lavori di costruzione della cupola, nel 2020. La pandemia ha rallentato, fino ad interrompere, le iniziative in programma lo scorso anno.
Natali ha scritto questo commento nell’introduzione del volume: “La cupola già da un pezzo è uno dei tre feticci che ingombrano l’iconografia turistica di Firenze. Da qui la necessità, avvertita dall’Opera di Santa Maria del Fiore, di restituire alla cupola il valore di monumento.
Monumento inteso nella sua accezione etimologica: monumento come memoria, come testimonianza, come documento. Documento umanistico, cioè: di pensiero e di scienza; giacché proprio questo è, alla fine, la cupola: un sublime attestato dell’Umanesimo a Firenze in una delle sue stagioni più eminenti, quanto a cultura“.