LONDRA. La soluzione del “pasticciaccio” Brexit che tiene l’Inghilterra, ma manche l’Europa, con il fiato sospeso resta in bilico. Lo sarà sino al 29 gennaio, quando la Camera dei Comuni britannica affronterà e valuterà il piano B che il governo Tory di Theresa May sta cercando di definire. Non è un compito facile predisporre un documento alternativo a quello che ha ottenuto una bocciatura sonora ed ha vanificato il lavoro della premier che era frutto dell’accordo di divorzio raggiunto a novembre con l’Unione Europea. Quest’ultima ha interesse che si arrivi ad un accordo condiviso per evitare pericolosi salti nel buio, ma non sembra disposta né a fare sconti né ad aprire il tavolo per nuove concessioni.
La data del 29 gennaio è stata annunciata oggi dalla ministra dei Rapporti col Parlamento, Andrea Leadsom, la quale ha confermato che May tornerà in aula lunedì 21 gennaio, dunque entro i tre giorni lavorativi indicati in un emendamento votato dalla stessa Camera di recente, per presentare le sue nuove linee d’azione e quindi prevede di ripresentarsi al confronto finale con un piano dettagliato.
La premier sta cercando di concordare la nuova iniziativa con le opposizioni. Ma il leader laburista Jeremy Corbyn le chiede come precondizione la rinuncia a ogni ipotesi di “no deal”.
Richiesta difficile da accogliere e comunque un modo che non apre certo la strada al dialogo.