Il giuramento di Alexander Lukashenko «manca di qualsiasi legittimazione democratica». La presa di posizione arriva direttamente dall’Ue attraverso una nota firmata dall’Alto rappresentante per la politica estera Ue Javier Borrell, che ribadisce il pieno appoggio dell’Unione ai cittadini bielorussi e sottolinea che Bruxelles «non riconosce i risultati falsificati delle elezioni».
Nella nota, l’Unione europea ribadisce inoltre il diritto dei bielorussi «a essere rappresentati da chi sceglieranno liberamente attraverso nuove elezioni».
Anche gli Stati Uniti ritengono la rielezione del leader bielorusso illegittima. A dichiararlo un portavoce del dipartimento di Stato americano che ha evidenziato come le «elezioni del 9 agosto non sono state né libere né corrette. Gli Stati Uniti non possono considerare Alexander Lukashenko il legittimo presidente eletto della Bielorussia».
Intanto gli esponenti per la difesa dei diritti umani denunciano gli arresti della polizia bielorussa tra i manifestanti scesi in piazza per protestare proprio contro l’inaugurazione presidenziale segreta di Lukashenko. Il gruppo Visna ha comunicato i nomi di oltre 115 dimostranti arrestati a Minsk, nella città sud-occidentale di Brest e in altre località del Paese, segnalando che gli agenti hanno usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni nella Capitale per disperdere la folla.