Nuovo pacchetto di armi da 800 milioni di dollari. A Kiev oggi Sanchez e Frederiksen
Il presidente americano Joe Biden ha incontrato oggi a Washington il premier ucraino Denys Shmyhal e, al termine, ha parlato con i giornalisti alla Casa Bianca. Ha, tra l’altro, annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari.
Il presidente americano ha messo in dubbio la caduta di Mariupol, la “liberazione” della città nel sud est ucraino, annunciata da Vladimir Putin. “Non ci sono prove” che Mariupol sia completamente in mani russe, ha spiegato Biden. Che poi ha proclamato: “Gli Stati Uniti non rinunceranno mai a combattere contro i tiranni, Putin non vincerà”. Quindi l’annuncio del nuovo pacchetto di aiuti militari da 800 milioni di euro. Nella fornitura anche artiglieria pesante, obici, munizioni e droni tattici.
Su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto subito dopo l’annuncio di Biden, per ringraziare il presidente americano del supporto. “Questo ci avvicina al ripristino della pace in Ucraina“.
In Ucraina sono in visita i primi ministri di Danimarca, Mette Frederiksen, e Spagna, Pedro Sanchez. Anche per loro, come per Michel ieri, un passaggio a Borodyanka, a 50 chilometri da Kiev, una delle città più colpite dai massacri dell’esercito russo durante l’occupazione. Sanchez si è detto commosso per le atrocità e l’orrore e ha promesso: “Non lasceremo solo il popolo ucraino“.
Quindi lo spostamento a Kiev e le strette di mano con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Intendiamo fornire più armi all’Ucraina perché è ciò di cui c’è più bisogno“, ha dichiarato Frederiksen.
Il primo ministro inglese Boris Johnson è volato invece in India, nel tentativo di allargare il fronte anti Russia. Una missione molto difficile. L’India ha “storicamente una relazione assai differente con la Russia rispetto al Regno unito, e dobbiamo tenerne conto“, ha commentato Johnson. L’India non solo non ha condannato apertamente l’invasione dell’Ucraina, ma non ha imposto sanzioni e ha ripreso a commerciare con Mosca.
E’ stato per primo il Parlamento estone a definire “un atto di genocidio” i crimini di guerra compiuti dalla Russia in Ucraina. Ne ha dato notizia il Kyiv Independent. Poche ore dopo ha seguito la Lettonia. “Il Parlamento lettone ha ufficialmente dichiarato genocidio le atrocità commesse dalle forze russe in Ucraina“, ha fatto sapere il ministro degli Esteri lettone Edgars Rinkevics.