L'Ospedale san Giovanni di Roma e tutti gli altri presidi collegati all'azienda sono sotto attacco hacker da lunedì notte. Fuori uso tutti i computer e linee telefoniche interne connesse a internet.
Il blitz hacker all’ospedale San Giovanni di Roma sarebbe avvenuto alla mezzanotte di domenica 12 settembre. Casualmente o forse no la stessa ora in cui, poco meno di due mesi fa gli hacker hanno messo fuori uso il portale della Regione Lazio, facendo saltare le prenotazioni delle vaccinazioni. La possibilità che si voglia mettere fuori uso un ospedale che ha in cura malati più o meno gravi fa venire i brividi e conferma ancora una volta quanto siano pericolosi gli attacchi informatici e quanto il sistema sia vulnerabile.
Da lunedì mattina è intervenuta la polizia postale e si sono subito attivati controlli tecnici stabilendo che si tratta di un attacco informatico di tipo ransomware. Fonti interne all’ospedale raccontano che sono fuori uso: mail aziendali, cartelle cliniche, refertarti, richieste per esami di laboratorio.
Al momento è impossibile sapere quanti sono i ricoverati al pronto soccorso. Tutto il personale ospedaliero sta scrivendo a mano. Ogni comunicazione ha luogo tramite cellulare privati e chat Whatsapp. Le schede con le terapie dei pazienti ricoverati, già la mattina di lunedì i tecnici sono riusciti a recuperarle e a consegnarle ai medici di turno. Non è ancora disponibile la modulistica per prescrivere le terapie, che viene effettuata online.
Sono rimaste fortunatamente illese le attività di ricovero, ambulatoriali, assistenza e emergenza del pronto soccorso. Le prestazioni di emodinamica, radiologia interventistica e l’attività operatoria si sono svolte regolarmente. i tecnici sono ancora all’opera per ripristinare tutte le funzioni compromesse.
Albino Ruberti, capo di Gabinetto del presidente della Regione Lazio Zingaretti ha dichiarato” Dobbiamo attrezzarci tutti meglio rispetto alla sicurezza, alla cybersecurity. Abbiamo vissuto momenti durissimi di preoccupazione, per la possibilità di offrire servizi e di perdere dati. Stimolerei una riflessione sul rafforzamento di questi strumenti di difesa dagli hacker“.